La politica di coesione è prioritaria per la presidenza del Consiglio Ue

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La commissaria per la politica regionale, Corina Cretu, e la premier Viorica Dăncilă presentano gli obiettivi del semestre. Ma ci sono problemi con la rappresentanza

Come abbiamo già riportato nei giorni scorsi su Eurocomunicazione sono molte le paure per la prima presidenza di turno del semestre europeo da parte della Romania: da ieri fino al 30 giugno il Paese dell’Est eserciterà per la prima volta la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea sullo sfondo di un’agenda comunitaria caratterizzata da sviluppi politici e dossier con un impatto decisivo sul futuro dell’Unione, compreso il ritiro del Regno Unito dall’Ue, la negoziazione del futuro Bilancio europeo e le elezioni per il Parlamento europeo del maggio 2019.

A scendere in campo in difesa delle buone intenzioni del Paese è stata oggi la commissaria Ue Corina Cretu, responsabile dell’esecutivo comunitario per la politica regionale e le iniziative di coesione. Non a caso sono le stesse materie che pone in risalto sulla sua pagina Facebook:- «Per la prima volta dal suo ingresso nell’Unione europea, la Romania ha assunto la presidenza del Consiglio dell’Unione europea. Il nostro Paese fa parte del trio delle presidenze a rotazione del Consiglio dell’Ue, insieme a Finlandia e Croazia. Questo mandato di sei mesi si svolge in un momento difficile, che è un’altra ragione per la Romania di sfruttare tutte le opportunità per avanzare nella negoziazione dei dossier prioritari, compresa la politica di coesione per il 2021-2027».

«In qualità di commissario europeo per la politica regionale, sono lieta di vedere che la politica di coesione è una priorità per la presidenza romena, che tra l’altro si terrà sotto il motto “La coesione, un valore comune dell’Europa”: questo dimostra il chiaro impatto che questa politica di solidarietà ha avuto negli ultimi anni in Romania, contribuendo al miglioramento della vita dei romeni. (…) Come anche fino ad ora, sia io personalmente, che la Commissione europea, siamo pronti a sostenere le autorità rumene per una Presidenza di successo che contribuirà a rafforzare il progetto europeo e a creare un futuro migliore per l’Unione europea», ha aggiunto la Cretu.

«Questo sarà un momento di massima visibilità non solo a livello istituzionale e politico, ma per l’intera società», ha dichiarato la prima ministra della Romania, Viorica Dăncilă, in un’intervista all’agenzia romena d’informazione Agerpres, in occasione dell’assunzione da parte della Romania della presidenza del Consiglio dell’Ue. «Il 2018 è stato l’anno del centenario, il 2019 sarà l’anno della Romania europea, promotrice della coesione tra gli Stati membri.

                    Viorica Dăncilă

È essenziale che in questo momento simbolico per il destino europeo del nostro Paese dimostriamo fiducia, forza e saggezza. Stiamo assumendo la presidenza del Consiglio dell’Unione europea per un periodo di sei mesi. La Romania avrà la possibilità e la responsabilità di dimostrare e valorizzare il suo potenziale e le sue valenze nello sforzo europeo per rafforzare ciò che è la costruzione europea, un’unione dei cittadini, delle libertà, degli sforzi e delle nostre capacità coniugate».

La premier Dăncilă ha espresso fiducia sul fatto che la Romania contribuirà a mantenere l’unità, la coesione e la solidarietà come elementi fondamentali a livello europeo. «Il motto della nostra presidenza sarà “coesione – un valore europeo comune”. L’Ue può progredire nello spirito delle idee fondatrici del progetto europeo solo mantenendo la coesione e superando le disparità tra gli Stati membri in tutte le loro forme di espressione. Questo è il tono sul quale vogliamo sostenere il ritmo intenso del lavoro del Consiglio dell’Unione europea. Ci siamo proposti che durante il mandato ci confermeremo come una voce forte, un partner serio che lascia solide basi per la definizione del prossimo capitolo della costruzione europea», ha affermato Dancila che ha esortato i cittadini romeni ad essere uniti.

Tutto perfetto? Non proprio. Fra esecutivo comunitario e governo romeno, dopo le dichiarazioni del presidente Jean-Claude Juncker c’è un nuovo problema: la Commissione europea definisce inaccettabili gli attacchi personali contro il capo della sua rappresentanza a Bucarest, Angela Cristea.

                    Angela Cristea

Lo ha dichiarato la portavoce Mina Andreeva, affermando che l’ambasciatore dell’Unione a Bucarest deve essere trattato con lo stesso rispetto con cui la Commissione europea tratta l’ambasciatore romeno a Bruxelles. Nei giorni scorsi il presidente del consiglio nazionale del Partito socialdemocratico (Psd), Mihai Fifor, aveva affermato che il capo dell’esecutivo Ue Juncker, avrebbe una percezione “totalmente deformata” su ciò che succede in Romania a causa, appunto, di Angela Cristea.

Negli ultimi mesi non sono mancati i richiami da parte delle istituzioni europee sul processo di riforma della giustizia portato avanti dal governo romeno, composto dalla principale forza di maggioranza, il già citato Psd e dall’Alleanza liberaldemocratica (Alde). La discussa riforma del Codice penale e di procedura penale, insieme alle violenze emerse durante gli scontri in piazza a Bucarest ad agosto tra manifestanti e Gendarmeria, e il conflitto istituzionale tra esecutivo, da una parte, presidenza della Repubblica e magistratura dall’altra; tutti elementi che hanno alimentato un clima di preoccupazione nelle sedi europee sul Paese dell’Est. Senza dimenticare il discusso avvicendamento richiesto dal ministro della Giustizia, Tudorel Toader, alla guida del Dipartimento nazionale anticorruzione (Dna) al fine di rimuovere dall’incarico Laura Codruța Kövesi.

Secondo il ministro, l’ex direttrice del Dna (professionista stimata a livello internazionale) avrebbe abusato del suo ruolo giudiziario scavalcando l’autorità del Parlamento in alcuni frangenti.

     Il presidente della Repubblica Iohannis

Licenziamento annunciato dal presidente romeno, Klaus Iohannis, dopo un lungo scontro con lo stesso Toader, risolto poi solo tramite una sentenza della Corte costituzionale, che ha obbligato de facto il capo dello Stato a controfirmare il decreto di revoca dell’incarico. Azioni che hanno prodotto un botta e risposta tra il governo romeno e gli organi esecutivi e legislativi di Bruxelles, culminato il 13 novembre con l’approvazione dell’Europarlamento di Strasburgo della risoluzione sullo stato di diritto in Romania. Nel testo si è espressa “preoccupazione” sulla riforma giudiziaria e denunciato «l’intervento violento e sproporzionato delle forze dell’ordine» alle proteste del 10 agosto a Bucarest. Nella risoluzione sono state inoltre evidenziate preoccupazioni soprattutto sul livello d’indipendenza della giustizia, sulla capacità di contrastare efficacemente la corruzione e sul rischio d’indebolimento dello stato di diritto. Lotta alla corruzione promessa dal governo romeno, nonostante alcuni esponenti del principale partito di maggioranza, Psd, siano rimasti coinvolti in procedimenti giudiziari, spesso con l’accusa di abuso di ufficio o finanche di corruzione. Caso emblematico quello del leader socialdemocratico e presidente della Camera dei deputati di Bucarest, Liviu Dragnea, condannato in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere per istigazione all’abuso d’ufficio.

 

Klivia Böhm

Foto © Romania2019.eu, Antena 3, Radio Romania Actualitati, The Romanian Journal

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