Prima serie di norme per contrastare obsolescenza degli elettrodomestici

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Da parte del governo Ue si traducono in pratica i concetti dell’economia circolare per creare migliaia di posti di lavoro nel settore delle riparazioni e del riuso

Per la prima volta la Commissione europea ha iniziato a discutere sull’introduzione di una serie di misure di prevenzione sulla obsolescenza degli elettrodomestici, che 500 milioni di cittadini europei hanno in casa: frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici, televisori. Per questi prodotti sono state proposte alcune misure di economia circolare volte a migliorare la riparabilità del prodotto e quindi l’allungamento della vita media dello stesso. Per i frigoriferi, ad esempio, si prevede la possibilità di mantenere obbligatoriamente per almeno sette anni alcuni pezzi di ricambio destinati ai manutentori professionali, come lampadine, termostati, schede elettroniche e altri a disposizione di cittadini per lo stesso numero di anni, come maniglie e guarnizioni per le porte, ripiani e scaffali interni.

Vi saranno anche regole generali per facilitare la manutenzione come il divieto di incollare parti importanti tra di loro sostituendole con viti svitabili. È previsto anche l’obbligo di rendere disponibili gli schemi delle centraline elettroniche dei prodotti, affinché tutti gli elettricisti possano aggiustarle e non solamente quelli della casa di produzione. Quante volte per una lavatrice, dopo aver chiamato (a pagamento) il tecnico della casa ci siamo sentiti dire: «non vale la pena aggiustarla conviene comprarla nuova!». Alla conclusione del 2018 i 28 Stati dell’Unione europea hanno quindi concordato questa serie di norme – per ora sui frigoriferi – per rendere questi prodotti più facilmente riparabili e più duraturi.

In questo mese di gennaio 2019 sarà la volta  delle lavastoviglie, lavatrici e trasformatori elettrici, schermi tv e personal computer. Per questi prodotti Legambiente auspica che i componenti non dovrebbero essere incollati ma possano essere fissati con viti così da poter essere svitati con cacciaviti standard, inoltre si spera nell’obbligo di rendere disponibili anche gli schemi delle centraline elettroniche dei prodottiperché possano essere aggiustati dagli elettricisti a beneficio di tutti i consumatori. L’elettronica negli elettrodomestici che abbiamo in casa, ha assunto una rilevanza importante e visti i prezzi di intervento di un tecnico autorizzato, l’economia circolare potrebbe portare a migliaia di posti di lavoro nel settore delle riparazioni.

Per la piattaformaRight to repair” lanciata da EEB e REUSE occorrerebbe garantire la disponibilità degli schemi elettronici delle centraline dei vari prodotti, per consentirne la riparazione a beneficio delle centinaia di cooperative sociali, che in Europa impiegano, in questo momento storico di  difficoltà economiche, persone svantaggiate, per dare una seconda vita agli elettrodomestici. Si cercherà anche di allungare il tempo di garanzia e il numero di pezzi di ricambio disponibili direttamente per i consumatori ma questa è una partita tutta da giocare da parte delle associazioni di consumatori. «I rifiuti elettronici sono uno dei flussi con il più alto tasso di crescita, che a volte rischiano di essere smaltiti in condizioni ambientalmente e socialmente discutibili – dice Francesco Luongo presidente del Movimento Difesa del Cittadino – è necessario ridurre quel flusso e allungare la vita dei prodotti per far risparmiare soldi ai consumatori».

Ma c’è anche il rovescio della medaglia, perché due ONG hanno denunciato forti pressioni da parte delle lobby dei costruttori di questi prodotti, per limitare le proposte sulla riparabilità. Le normative, se approvate dalla Commissione europea, varrebbero risparmi pari al 5% dei consumi elettrici europei. C’è anche la possibilità di usare l’etichetta energetica per comunicare all’acquirente del prodotto informazioni chiare sulla durata e la riparabilità dell’elettrodomestico, così da permettere al consumatore di scegliere anche in base a questa variabile al momento dell’acquisto.

 

Giancarlo Cocco

Foto © Regenerative.com, YouGov, TechNation

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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