Foibe capitolo buio della storia europea, no a negazionismi

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Mattarella: Proteggere idea e unità Ue. In 3.000 a Basovizza per il giorno del ricordo, presenti il vicepremier Salvini e il presidente dell’Europarlamento Tajani

«Un capitolo buio della storia nazionale e internazionale, che causò lutti, sofferenza e spargimento di sangue innocente». Con queste parole il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha ricordato ieri la tragedia delle foibe, premessa della giornata di oggi, quella del ricordo. Nella sala del Quirinale sono ospitati, oltre al presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed esponenti del governo, i rappresentati delle associazioni delle vittime e degli esuli. Molti ieri ascoltavano con gli occhi lucidi le parole del Capo dello Stato, toccati da ferite antiche, mai guarite.

«Celebrare la giornata del Ricordo significa rivivere una grande tragedia italiana, vissuta allo snodo del passaggio tra la II guerra mondiale e l’inizio della guerra fredda» – ha dichiarato Mattarella, ammonendo – «Non si trattò, come qualche storico negazionista o riduzionista ha provato a insinuare, di una ritorsione contro i torti del fascismo. Perché tra le vittime italiane di un odio, comunque intollerabile, che era insieme ideologico, etnico e sociale, vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni».

«Per una serie di coincidenti circostanze, interne ed esterne» – ha proseguito il capo dello Stato – «sugli orrori commessi contro gli italiani istriani, dalmati e fiumani cadde una ingiustificabile cortina di silenzio, aumentando le sofferenze degli esuli, cui veniva così precluso perfino il conforto della memoria». La soluzione è stata «l’ideale europeo, e la sua realizzazione nell’Unione, è stato, ed è tuttora per tutto il mondo, un faro del diritto, delle libertà, del dialogo, della pace. Un modo di vivere e di concepire la democrazia, che va incoraggiato, rafforzato e protetto dalle numerose insidie contemporanee, che vanno dalle guerre commerciali, spesso causa di altri conflitti, alle negazioni dei diritti universali, al pericoloso processo di riarmo nucleare, al terrorismo fondamentalista di matrice islamista, alle tentazioni di risolvere la complessità dei problemi attraverso scorciatoie autoritarie».

I massacri delle foibe furono compiuti tra tra l’8 settembre del 1943 e il 10 febbraio del 1947: responsabili ne furono, nella maggior parte dei casi, partigiani jugoslavi e agenti dei servizi segreti militari della ex Jugoslavia. Si stima che le vittime in Venezia Giulia e nella Dalmazia, siano state seimila: «tanti innocenti, colpevoli solo di essere italiani e di essere visti come un ostacolo al disegno di conquista territoriale e di egemonia rivoluzionaria del comunismo titoista. Impiegati, militari, sacerdoti, donne, insegnanti, partigiani, antifascisti, persino militanti comunisti conclusero tragicamente la loro esistenza nei durissimi campi di detenzione, uccisi in esecuzioni sommarie o addirittura gettati, vivi o morti, nelle profondità delle foibe. Il catalogo degli orrori novecenteschi si arricchiva così del termine, spaventoso, di “infoibato”».

«Oggi, in quei territori, da sempre punto di incontro di etnie, lingue, culture, con secolari reciproche influenze, non ci sono più cortine, né frontiere, né guerre. Oggi la città di Gorizia non è più divisa in due dai reticolati. Al loro posto c’è l’Europa, spazio comune di integrazione, di dialogo, di promozione dei diritti, che ha eliminato al suo interno muri e guerre. Oggi popoli amici e fratelli collaborano insieme nell’Unione europea per la pace, il progresso, la difesa della democrazia, la prosperità».

La Farnesina ha reso omaggio alla memoria delle vittime con la bandiera a mezz’asta

«Non esistono martiri di serie A e martiri di serie B» e «i bimbi delle foibe e quelli di Auschwitz sono uguali». Come le migliaia di istriani, fiumani e dalmati cacciati dalle loro case «perché italiani»: tutte «vittime» per troppo tempo «dimenticate». Sono messaggi chiari e di forte condanna contro «ogni negazionismo» quello lanciato dal vicepremier italiano Matteo Salvini e dal presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che oggi a Basovizza (Trieste), hanno preso parte alla cerimonia solenne per ricordare la tragedia delle Foibe.

«Chi nega, uccide due volte», ha detto il vicepremier, mentre il presidente dell’Europarlamento sottolinea: «chi nega  complice di quello che è accaduto». Molti gli esponenti politici che da tutta Italia hanno fatto sentire la loro vicinanza, anche via social – dal presidente della Camera, Roberto Fico, al ministro della Difesa, Elisabetta Trenta – in questa importante giornata. Diversi i parlamentari presenti invece a Basovizza: dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Vincenzo Zoccano al vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, dalla presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, alle esponenti dem, Debora Serracchiani e Tatjana Rojc. Ma anche circa tremila persone che hanno preso parte alla cerimonia e tantissimi giovani, tra cui i 400 studenti degli istituti superiori provenienti da varie città d’Italia.

Giornata del Ricordo, istituita con legge dopo un lungo e travagliato percorso nel 2004, che ricalcano quanto sottolineato ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia al Quirinale. Sulla stessa linea del capo dello Stato anche la presidente del Senato Elisabetta Casellati, per la quale «la verità storica non può essere nascosta, è più forte di qualsiasi ideologia, di qualsiasi negazionismo». Mentre il comune di Milano, entro l’anno, avrà un monumento in memoria delle vittime delle Foibe, come ha annunciato il sindaco Giuseppe Sala.

 

Nicola Del Vecchio

Foto © Quotidiano.net, Geos News, RiminiToday, Farnesina

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