Un milione di firme per l’integrazione e la tutela delle minoranze invalide?

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Il Tribunale dell’Ue conferma la decisione della Commissione di non registrare la proposta mossa dall’ICE ma solo per incompatibilità di competenze e con l’obbligo di motivazione

Era il lontano 2013 quando la Commissione europea ha rifiutato di registrare la proposta di ICE (Iniziativa dei cittadini europei) intitolata “Minority SafePack – One million signatures for diversity in Europe” mossa da un comitato cittadino, con l’intento di migliorare la protezione delle persone che appartengono a minoranze nazionali e linguistiche e, attraverso l’adozione di atti legislativi, a rafforzare la diversità culturale e linguistica nell’Unione.

La mancata registrazione, causata per motivi di incompatibilità della proposta con le competenze dell’esecutivo comunitario, ha fatto sì che alcuni degli autori dell’ICE, tra cui il politico e scrittore rumeno Hunor Kelemen, l’attuale presidente del Comitato europeo delle regioni (CdR) il belga Karl-Heinz Lambertz, il diplomatico austriaco Valentin Inzko, la politica tedesca Anke Spoorendonk e il presidente della provincia autonoma di Bolzano dal 1989 al 2014 Luis Durnwalder muovessero ricorso dinanzi al Tribunale dell’Unione europea.

Nel febbraio del 2017 il Tribunale ha accolto il ricorso annullando la decisione della Commissione in quanto questa era venuta meno al proprio obbligo di motivazione. L’esecutivo Ue, circa due mesi dopo la decisione del Tribunale, fino all’aprile del 2018 ha dato il via a una raccolta di firme per alcune proposte del Minority SafePack. Erano undici in totale ma ne furono accettate solo nove:

Programmi di finanziamento per piccole comunità linguistiche, ricerca sul valore aggiunto delle minoranze nelle nostre società e in Europa, raccomandazione dell’Ue per la protezione e la promozione della diversità culturale e linguistica, esenzione per categoria del sostegno regionale (statale) alla conservazione delle minoranze, dei media e del patrimonio culturale, libertà di servizio e ricezione di contenuti audiovisivi nelle regioni minoritarie, legge unica europea sul copyright, in modo che i servizi e le trasmissioni possano essere goduti nella lingua madre, parità approssimativa per le minoranze apolidi, ad esempio Rom, creazione di un centro di diversità linguistica, Gli obiettivi dei fondi di sviluppo regionale dell’Ue comprendono la protezione delle minoranze nazionali e la promozione della diversità culturale e linguistica.

Quelle respinte riguardavano misure efficaci per combattere la discriminazione e promuovere la parità di trattamento, anche per le minoranze nazionali, in particolare attraverso una revisione delle direttive del Consiglio in materia di parità di trattamento e un regolamento o una decisione del Consiglio, per rafforzare all’interno dell’Unione europea il posto dei cittadini appartenenti a una minoranza nazionale, al fine di garantire che le loro preoccupazioni siano prese in considerazione nell’elezione del Parlamento europeo.

In tantissimi hanno sostenuto l’iniziativa, il Parlamento basco, l’euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino, il Parlamento della Navarra, il Parlamento della comunità tedesca del Belgio, nonché dallo stesso presidente del Parlamento europeo e del Parlamento ungherese. Il quorum è stato raggiunto online grazie agli Stati membri (Ungheria, Lettonia, Spagna, Danimarca, Slovacchia, Lituania, Croazia, Slovenia e Romania) e agli oltre settecentomila cittadini Ue.

Con la Sentenza del 24/09/19, il Tribunale ha respinto il ricorso presentato dalla Romania contro la Commissione accusata di essere incorsa in errore dichiarando che le proposte “esulano manifestamente” dalle competenze. Questo perché l’ICE ha come scopo segnatamente d’incoraggiare la partecipazione dei cittadini alla vita democratica dell’Unione e di rendere quest’ultima più accessibile. Quindi è solo se una proposta di ICE, per il suo oggetto e i suoi obiettivi, esuli manifestamente dall’ambito della competenza in forza della quale la Commissione può presentare una proposta di atto legislativo dell’Unione che quest’ultima è legittimata a rifiutare la registrazione di tale proposta. In questo caso la Commissione deve esaminare gli elementi che ha a disposizione per verificare le competenze e, successivamente, in caso di registrazione, avviare verifiche complete.

Il Tribunale constata che gli atti legislativi menzionati nella proposta di ICE sono intesi a contribuire a garantire il rispetto dei diritti delle persone appartenenti a minoranze, valore dell’Unione, e a rispettare e a promuovere la diversità culturale e linguistica nell’Unione, obiettivo perseguito dall’Unione. Pertanto, il Tribunale rileva che contrariamente alle affermazioni della Romania, la Commissione, con la decisione impugnata, non riconosce all’Unione una competenza generale in tali settori, ma solo che tali valori e obiettivi dell’Unione menzionati nel trattato Ue devono essere presi in considerazione a titolo delle azioni dell’Unione nei settori che la proposta di ICE riguarda.

Il Tribunale aggiunge che anche se nei settori di competenza dell’Unione, la Commissione è autorizzata a presentare proposte di atti legislativi che tengano conto dei valori e degli obiettivi oggetto della proposta di ICE, non devono esserci impedimenti che ostacolino il presentare proposte di atti specifici che, sono destinati a completare l’azione dell’Unione nei settori di competenza di quest’ultima al fine di garantire il rispetto dei valori enunciati nel trattato Ue, come in questo caso.

Per quanto riguarda invece l’obbligo di motivazione dell’esecutivo comunitario, il Tribunale ha stabilito che la Commissione abbia menzionato gli elementi che hanno portato all’adozione dell’ICE e che la Romania fosse quindi in grado di analizzare le motivazioni della decisione impugnata. Concludendo che  incoraggiare la partecipazione dei cittadini alla vita democratica e rendere l’Unione più accessibile siano motivazioni valide ed esaurienti al fine di accettare la registrazione parziale dell’ICE.

 

Gianfranco Cannarozzo

Foto © Wikipedia, Pixabay

 

 

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Gianfranco Cannarozzo
Lettore appassionato si avvicina al mondo del giornalismo mentre lavora presso uno studio legale che si occupa di ADR (Alternative dispute resolution). Nei suoi pezzi ama parlare di varie tematiche spaziando dall'attualità alla storia, alla politica.

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