Decisione su Assange figlia della nuova politica del Regno Unito?

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Assange

Brexit, anticipo sui Vaccini, nuove politiche militari e ora diniego agli Stati Uniti dell’estrazione per spionaggio

Se la decisione del tribunale di Londra di negare l’estradizione verso gli Stati Uniti di Julian Assange è una vittoria per tutti noi, perché altrimenti «sarebbe stato un duro colpo per la libertà di informazione», come affermano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), non lo sapremo mai. Di sicuro c’è che dimostra una forte ripresa della “primogenitura britannica” in molte vicende fondamentali degli ultimi mesi/anni.

Recente passato da passacarte

Certo, è difficile non pensare alle innumerevoli volte in cui i premier che si sono succeduti al numero 10 di Downing Street si sono dimostrati accondiscendenti o addirittura supini sulle posizioni dei vari presidenti americani, nelle operazioni di guerra (lampo o lunghe), prese di posizione (a livello di aree regionali e nelle organizzazioni internazionali), ricerca di armi di distruzione di massa o bando per la realizzazione della bomba atomica. Relativamente all’attuale Boris Johnson, perfino sul sovranismo o addirittura nella ricerca di appoggio sulle decisioni da prendere per la Brexit, con il presidente uscente Donald Trump.

«Sarà il caso di non dimenticare» – continua la nota Fnsi – «che chi ha rivelato al mondo il contenuto di dossier falsificati al solo fine di provocare guerre, terrore, invasioni militari è ancora costretto a vivere recluso. Mentre i falsificatori non hanno mai dovuto rispondere delle loro azioni di fronte a nessun tribunale, neppure a quelli internazionali». E molti, in attesa della sentenza di oggi, si erano affrettati a concludere che la giustizia britannica avrebbe concesso senza indugio al prezioso alleato Usa lo scalpo del fondatore di Wikileaks. Dove lo attendevano 18 capi di accusa per spionaggio e pirateria informatica che gli sarebbero potuti costare fino a 175 anni di carcere.

Qualcosa è cambiato

Invece il “nuovo corsobritannico è anche questo. Ufficialmente perché la giudice Vanessa Baraitser, della corte penale londinese di Old Bailey, ha ritenuto “dimostrato” che il programmatore australiano possa togliersi la vita se trasferito in Usa. Ma sarà un caso, da quando si sono svolte le presidenziali Usa il Regno Unito ha dimostrato in ogni campo una certa autonomia. È vero che l’accordo per la Brexit è arrivato all’ultimo “minuto utile” prima del no deal. Ma pur di ottenerlo Johnson e il suo governo non si è fatto scrupolo di cedere su due temi spinosidiritti di pesca e confini d’Irlanda – dove la trattativa si era arenata, pur di chiudere l’accordo con l’Unione europea.

Idem per la campagna dei vaccini: il Regno Unito, formalmente ancora “dentro” l’Unione europea, ha deciso in autonomia. È partito prima di tutti a eseguire i vaccini della Pfizer-BioNTech dal giorno 8 dicembre. E, da oggi, primo Paese al mondo, con quello di Oxford-AstraZeneca. Che, per inciso, non è stato ancora approvato dall’Agenzia europea del farmaco (Ema, dall’acronimo inglese European Medicines Agency). La stessa che aveva in passato sede proprio a Londra, oggi ad Amsterdam, dopo aver vinto il ballottaggio con Milano.

Autonomia anche militare

Dalla fine della Guerra Fredda, poi, il Regno Unito non aveva aumentato il budget di spese militari come si è deciso poco più di un mese fa per i prossimi quattro anni, come Eurocomunicazione ha recentemente documentato. In questo modo il Regno Unito supererà ogni altra nazione europea per investimenti totali nel comparto. Consolidando la sua posizione all’interno della Nato come Paese europeo con la maggior spesa per le proprie forze armate. Ad oggi l’ammontare di spesa britannico è di poco inferiore ai 42 miliardi di sterline annui. Aumenterà di 16,5 miliardi di sterline (oltre 18 miliardi di euro). A quanto pare, parte delle somme necessarie sarà recuperata tagliando gli stanziamenti per la cooperazione internazionale.

Una scelta, anche in questo caso, ben chiara. I sudditi di Sua Maestà, disarcionato Trump negli Usa, si porranno alla testa degli Stati governati da maggioranze sovraniste. Consci del potere che la perfida Albione – come è stata soprannominata in passato da chi la temeva – può tornare a svolgere a livello mondiale attuando azioni e posizioni di politica altamente spregiudicata.

 

Giovanni De Negri

Foto © China.org, Courthouse News, Euobserver, Wikicommons

 

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Giovanni De Negri
Giornalista professionista ed esperto di comunicazione ha iniziato come conduttore in alcune emittenti televisive locali per poi passare a ogni altro genere di media: quotidiani, periodici, radio, web. Ha alternato l’intensa attività giornalistica con quella di amministratore di società e di docente, a contratto titolare di insegnamento o come cultore della materia, presso Università pubbliche e private, italiane e straniere, per l’Esercito e per la Scuola superiore dell’economia e delle finanze. Ha inoltre lavorato presso Uffici stampa della P.A. (Palazzo Chigi, Regione Lazio e Comune di Roma) e realizzato eventi/convegni presso la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL)

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