Gomorra, atto finale. L’attesa

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Gomorra

Dal 19 novembre su Sky in onda il capitolo conclusivo della serie cult italiana

La serie Gomorra si avvia alla conclusione. Prodotta da Cattleya in collaborazione con Betafilm, da un’idea di Roberto Saviano, la celebre serie cult firmata da Sky vede la regia di Marco D’Amore e Claudio Cupellini, anche supervisori artistici e sarà trasmessa dal 19 novembre.

Scritta da Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, anche autori del soggetto di serie con Roberto Saviano, Gomorra – stagione finale è l’atto conclusivo del cult Sky Original. I primi due episodi sono stati presentati in anteprima, fuori concorso, al CanneSeries, come evento di chiusura del festival dedicato alla migliore serialità da tutto il Mondo. Completano il team di scrittura Valerio Cilio e Gianluca Leoncini.

Gomorra

Nata da un’idea di Roberto Saviano e tratta dall’omonimo romanzo, Gomorra è la più famosa e apprezzata tra le serie italiane nel Mondo, basti pensare che nella classifica del New York Times è al quinto posto fra le produzioni non americane più importanti del decennio 2010/2020, venduta in più di 190 territori. L’accoglienza entusiastica da parte di pubblico e critica e i numerosi premi hanno contribuito a ridefinire gli standard della serialità italiana.

I dieci episodi sono stati girati fra Napoli, Riga e Roma. Torna Salvatore Esposito nei panni di Genny Savastano, costretto alla latitanza, in un bunker, alla fine della quarta stagione. Accanto a lui, ci sarà il grande ritorno di Marco D’Amore, nuovamente protagonista nel ruolo di Ciro Di Marzio, creduto morto alla fine della terza stagione e clamorosamente tornato in scena, redivivo in Lettonia, com’era stato svelato nel film L’Immortale.

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Ritorna anche Ivana Lotito nei panni di Azzurra che, abbandonata da Genny, farà di tutto per tenere il piccolo Pietro al sicuro lontano dal padre. Arturo Muselli interpreta Enzo Sangue Blu, l’ex re di Forcella divorato dai sensi di colpa per aver visto troppi compagni morire per colpa sua.

La storia

Gennaro aveva provato a ripulirsi e costruire una vita onesta per sé e la sua famiglia. Ciro si è sacrificato per permetterglielo e quel sacrificio andava onorato. Da narcotrafficante si era trasformato in imprenditore occulto riuscendo a realizzare il secondo polo aeroportuale campano. Ma poi è crollato tutto. La guerra scoppiata tra Patrizia e i Levante stava riducendo Secondigliano e Napoli intera a un cumulo di macerie. Genny non poteva permetterlo ed è dovuto scendere di nuovo in campo per riportare l’ordine. Ha ucciso Patrizia e Gerlando ma ha pagato un prezzo altissimo, abbandonare Azzurra e Pietrino nel cuore della notte per garantire loro una vita migliore. Adesso è rinchiuso in un bunker di tre metri per tre mentre fuori tutta la polizia di Napoli lo sta cercando, pieno di rabbia verso coloro che l’hanno costretto in quella condizione.

Gomorra

Insieme all’alleato violento boss ‘O Maestrale, Genny si appresta a condurre l’ultima battaglia contro i nemici: Ciccio, Saro e Grazia Levante vanno eliminati.

Genny è sconvolto dalla notizia che Ciro è ancora vivo e si trova a Riga e parte per la Lettonia alla ricerca di risposte. Dopo un anno di silenzio, i due sono di nuovo faccia a faccia, pronti a dirsi quello che non sono mai riusciti a dirsi.

Per entrambi tutto sta per cambiare. Lontani dalla loro terra adesso sentono forte il richiamo di Napoli che ora è senza un re e solo nuove guerre e nuovo sangue sanciranno chi si siederà di nuovo sul trono.

Coraggio e innovazione

La serie Sky è tutta girata in loco, con l’idea di essere al centro della realtà.

«Gomorra è una produzione coraggiosa che ritrae un tema nero incentrato sul male, che d’altronde è la cosa più interessante di cui l’uomo abbia mai parlato e parli dai tempi della tragedia greca. È anche coraggiosa per il tipo di genere e qualità che si è messa in piedi con questa serie. Gomorra rappresenta l’archetipo della serialità del dna di Sky, ovvero un’altissima qualità produttiva, una contemporaneità fortissima e la ricerca del talento», ha dichiarato Antonella d’Errico, Executive Vice President Programming Sky Italia.

Il pericolo sul filo di un funambolo

«Mi viene in mente di citare Goethe che, parlando di teatro dice che vorrebbe fosse pericoloso come il filo di un funambolo affinché nessuno vi si arrischiasse. Ho vissuto quest’esperienza stando in bilico su questo filo, sentendo la pericolosità di questo racconto. La grande fortuna che ho avuto è che non ero da solo su quel filo e ci siamo tenuti tutti per mano, sentendo la responsabilità del racconto di Roberto, del materiale in cui mettevamo le mani e la necessità, così moderna, di voler innovare il linguaggio e rendere spettacolare un racconto italiano», ha precisato Marco D’Amore.

Gomorra

Il territorio e il tema trattato resta al centro del discoro. «È una serie che non ha nulla a che vedere con la semplicità e facilità, tutto è stato difficile: girare in quei territori, farci portatori di quei racconti, vivere per così lungo tempo con questo materiale. Mi ha cambiato nel profondo. Sentivo tanti pregiudizi nei confronti della mia terra da cui sono scappato a 18 anni. Gomorra, come uomo, mi ha migliorato e reso molto più comprensivo nei confronti di chi ha fatto una scelta diversa dalla mia, perché ha alle spalle tante sfortune», ha sottolineato D’Amore.

Da un’idea alla realizzazione di un successo

«È davvero difficile trovare le parole per poter sintetizzare com’è iniziato tutto. La necessità era di creare un racconto in grado di poter raccontare non in poco tempo, dandosi spazio, permettendosi profondità dando il diritto della complessità allo spettatore, raccontare il più complesso dei poteri schiacciato spesso dalla sintesi superficiale costretta dalla cronaca. La serialità nasce con l’obiettivo di poter compiere il percorso del racconto che è stato il libro, il film il teatro e poi la serie. Tutto un gemmare di possibilità per poter raccontare il potere», ha precisato Roberto Saviano.

Gomorra

La soluzione più semplice sarebbe stata recitare in italiano, per dare una semplicità comunicativa espressiva ma è stata scelta l’autenticità della recitazione in dialetto.

«Gomorra è il racconto della famiglia, della rappresentatività del potere e della violenza. Gomorra non racconta semplicemente Scampia ma il racconto di tutte le periferie. Solo la serialità poteva permettere una cosa del genere. Ma c’è solo il male? Tutt’altro. Se ci fosse solo ombra non vedresti tutto questo. È proprio questo male che ti fa vedere la possibilità di luce. Tutta questa ombra permette allo spettatore di intuire la crudeltà. Sei costretto a metterti da quel punto di vista. Non c’è un personaggio via di fuga, l’eroe positivo in cui riconoscersi e trovare la soluzione a tutto questo. Allo spettatore viene detto: ecco com’è questo punto di vista.Ti appartiene, non è una vita lontana da te. È il tuo Paese è il tuo Mondo», ha concluso Saviano.

Resta intatto l’obiettivo che la realtà cambi, senza arrendersi all’idea che non si possano migliorare le cose. «In questo senso abbiamo fatto nostro un motto di sant’Agostino che recita: la speranza ha due figli bellissimi, lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per le cose come sono e il coraggio per cambiarle», ha auspicato D’Amore.

 

Alessandra Caputo

Foto di scena © Marco Ghidelli
Photocall © Ciro Meggiolaro

 

 

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Alessandra Caputo
Classe 78, giornalista pubblicista, laureata in Lettere Moderne, scrittrice, mamma orgogliosa. Ha scritto di cronaca, spettacolo e cultura in quotidiani, riviste settimanali, mensili e sul web. Per diversi anni si è dedicata al settore viaggi e turismo dove la sua creatività si è integrata alla descrizione della realtà. Oltre al turismo oggi si dedica anche al settore cinematografico e agli amati libri. Appassionata della vita, della lettura, dell’arte e della cucina, senza seguire un ordine preciso delle cose ama ritagliare un piccolo spazio per tutto.

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