Sono 3 gli italiani candidati alla presidenza dell’Europarlamento

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Pittella, Forenza e ora Tajani. Dal 1979, ovvero da quando il voto è a suffragio universale, non c’è un cittadino del Belpaese a capo della Camera comunitaria. Che sia la volta buona?

Antonio Tajani, già vicepresidente vicario (cioè il più votato, anche di Schulz) del Parlamento europeo, rompe gli indugi e presenta al Ppe la sua candidatura per la presidenza che si deciderà a metà legislatura, precisamente il 17 gennaio nell’assemblea plenaria di Strasburgo. A differenza di Gianni Pittella ed Eleonora Forenza, però, il suo nome non è l’unico presentato dal gruppo di riferimento, nel caso di Tajani il Ppe (S&D per Pittella e Gue per la Forenza), bensì va ad aggiungersi a quello degli altri candidati popolari, il francese Alain Lamassoure e l’irlandese Mairead McGuiness.

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Tajani con Renzi e Sassoli (2 luglio 2014, foto © Giovanni De Negri)

Da quando l’Europarlamento è eletto a suffragio universale (1979) non ci sono mai stati presidenti italiani. Ora se Tajani dovesse spuntarla all’interno del suo gruppo – si procederà a un’elezione martedì 13 prima di far partire le trattative – per la successione al tedesco Martin Schulz si profilerebbe un’inedita battaglia tra connazionali. Soprattutto con Pittella, attuale capogruppo dei socialisti europei, in virtù del numero di rappresentanti dei due principali schieramenti. E che ha già proposto il suo slogan in funzione antiausterità. Candidatura di bandiera per la Forenza da parte del gruppo della sinistra unitaria, comunque una scelta non casuale per «una femminista dell’Europa del sud» come lei stessa si definisce.

Visto che presumibilmente anche gli altri gruppi parlamentari opteranno per un solo candidato, la partita di dicembre è la conta interna ai popolari di martedì prossimo. Un’elezione quanto mai aperta, dopo la decisione del capogruppo Manfred Weber di non candidarsi. L’attuale vicepresidente vicario del Parlamento Tajani gode di un rispetto e di una considerazione trasversale tra gli eurodeputati, soprattutto da parte dei Paesi del Sud Europa e di alcuni dell’Est: Spagna, Portogallo, Romania, Bulgaria e Ungheria, come mette in rilievo anche l’Agenzia Ansa. Ma potrebbe avere buone chance anche la deputata irlandese McGuinness, in primis in quanto donna e poi per le sue posizioni molto rigoriste in economia, particolarmente apprezzate dagli esponenti principali del Ppe.

FORENZA, Eleonora (GUE/NGL, IT)
Eleonora Forenza (Sinistra Unitaria)

In ogni caso, chiunque sarà designato, i popolari si confermano determinati a non cedere la poltrona della presidenza – prevista dalla prassi di alternanza che avviene a ogni metà legislatura tra loro e i socialisti – pronti a un eventuale braccio di ferro con il gruppo S&D. Che potrebbe portare all’inaspettata sostituzione dell’attuale presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, in virtù dell’alleanza di coalizione tra i due gruppi politici principali che ha permesso l’elezione di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione europea. Difficile ma non impossibile, vista l’attuale leadership in Polonia. Però sicuramente il/la sostituto/a dovrebbe essere socialista e dell’Est Europa, per motivi di opportunità politica chiaramente intuibili.

Il non rispetto della tradizionale alternanza al Parlamento creerebbe comunque la fine, nei fatti, alla «alla cooperazione legislativa che abbiamo portato avanti in questi due anni e mezzo» secondo Pittella. Ma solo nella Camera comunitaria, perché a livello esecutivo (o, meglio, codecisionale, in virtù della speciale ripartizione dei poteri a livello di Ue) la grande coalizione Ppe-S&D, non avrà ripercussioni sulla Commissione europea. Per l’attuale capogruppo S&D «il nostro sostegno a Juncker continua». Anzi, Pittella propone anche un ritiro della sua candidatura «se entro inizio gennaio mi portano un accordo scritto in cui si dice che il prossimo presidente del Consiglio europeo sarà socialista».

PITTELLA, Gianni (S&D, IT); TAJANI, Antonio (EPP, IT)
Pittella e Tajani aspettano il risultato di una votazione

Diversi analisti sottolineano come il pallino di questa complicata partita risieda nelle mani della “solita” Germania, con la cancelliera Angela Merkel che potrebbe anche essere disposta a sacrificare l’alleato Tusk, oppure decidere di spingere per convincere il Ppe (di cui il suo partito è il principale gruppo parlamentare) a rinunciare al Parlamento. Non si aspettava (e non auspicava) che Schulz scegliesse di tornare a contenderle in patria il governo del Paese. Nel secondo caso, comunque, le chance di Pittella – incredibilmente proprio mentre il suo partito “d’origine” e il suo principale sponsor (fu Renzi a spingere per la sua nomina a capogruppo S&D) in Italia si dimettono dagli incarichi di governo – a farsi eleggere primo presidente italiano dal 1979 potrebbero farsi molto concrete.

 

Giovanni De Negri

Foto © Giovanni De Negri ed European Union (EP). Nella foto di apertuta il presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontra Gianni Pittella e Antonio Tajani al Parlamento europeo

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Giovanni De Negri
Giornalista professionista ed esperto di comunicazione ha iniziato come conduttore in alcune emittenti televisive locali per poi passare a ogni altro genere di media: quotidiani, periodici, radio, web. Ha alternato l’intensa attività giornalistica con quella di amministratore di società e di docente, a contratto titolare di insegnamento o come cultore della materia, presso Università pubbliche e private, italiane e straniere, per l’Esercito e per la Scuola superiore dell’economia e delle finanze. Ha inoltre lavorato presso Uffici stampa della P.A. (Palazzo Chigi, Regione Lazio e Comune di Roma) e realizzato eventi/convegni presso la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL)

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