La fase due della crisi in Ucraina

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Il Primo Ministro ucraino Yatsenyuk e Barroso a Bruxelles

La rivolta si estende ad Est

La crisi Ucraina è ben lungi dall’essere conclusa, anzi si riaccende con rinnovato vigore dopo un breve periodo di stasi apparente. Pensare che Vladimir Putin si sarebbe fermato alla Crimea significa sottovalutare la determinazione e l’ambizione di questo zar dei tempi moderni, significa ignorare l’importanza capitale dell’Ucraina nell’ottica geografica, politica e strategica della Federazione Russa. La seconda fase della crisi lo dimostra.

La facilità con la quale è stata portata a termine l’annessione della Crimea, nonostante le proteste di Stati Uniti ed Unione Europea e le sanzioni messe in campo (in verità più dimostrative che essenziali), porta il governo di Mosca a guardare avanti.

Nelle regioni orientali del paese disordini e ribellioni sono all’ordine del giorno, certo indirizzate da una regia occulta che mira a smembrare uno stato la cui integrità territoriale, fino a poco tempo fa, non sembrava essere in discussione. La rivoluzione di Piazza Maidan, culminata nella fuga del filorusso Yanukovich, ha offerto il destro ad un intervento che, con  il pretesto di arginare derive estremiste, sta frustrando le aspirazioni libertarie di un intero popolo.

Errore dell’Occidente non aver previsto che Mosca non avrebbe potuto accettare l’insediarsi di un governo, seppur provvisorio, come quello di Yatsenyuk, nel quale il peso dei nazionalisti non è affatto marginale. Certamente la crisi si innesta su un tessuto sociale profondamente eterogeneo, nel quale ampia è la presenza di persone di origini e lingua russa, terreno fertile per derive secessioniste.

Il governo di Kiev accusa il Cremlino di tramare per l’annessione delle regioni orientali. I suoi ministri e rappresentanti sono corsi sul posto per riportare la situazione alla normalità, in seguito alle ripetute occupazioni dei palazzi del potere da parte di militanti filorussi. Il presidente ad interim Oleksandr Turchinov annuncia l’adozione di misure speciali antiterrorismo contro i separatisti. Tutto questo mentre Yulia Timoshenko, ex “pasionaria” della Rivoluzione arancione e candidata alle prossime elezioni, non abbraccia la via della prudenza, anzi non manca di esternare posizioni radicali, immediatamente divulgate dai mass media, che rischiano di inasprire i toni della vicenda. Nel frattempo Putin si esprime per una federalizzazione che garantisca la minoranza russa, prima delle imminenti elezioni del 25 maggio, che potrebbero aprire la strada ad un governo filoeuropeo inviso a Mosca.

Una situazione complessa che dimostra come i parametri del diritto internazionale non siano sufficienti ad arginare la nascita di dinamiche potenzialmente pericolose. Dietro tutto questo la complessità degli interessi economici mondiali, con gli Stati Uniti che temono di perdere il primato di fronte alla crescita irrefrenabile dei paesi emergenti, India e Cina in testa, e Mosca che si vede come forza nevralgica della realtà euro-asiatica.

Dal canto suo la politica dell’Unione Europea appare timida, considerando i molteplici interessi che la legano alla stessa Russia. Anche il ventilato isolamento internazionale appare sinora più di facciata che di sostanza. D’altro canto il sostegno economico promesso al governo di Kiev è un obbligo più che una scelta, visto che il debito accumulato dall’Ucraina con Gazprom porterebbe ad un contenzioso difficile da gestire e ad un potenziale pericolo per gli approvvigionamenti europei, nell’assenza di una alternativa praticabile.

La speranza è che le parti in gioco seguano un percorso diplomatico troppe volte balbettante, intraprendendo una via negoziale che conduca ad una soluzione della crisi, evitando l’inasprimento dei contrasti etnici e permettendo ai diversi popoli che compongono lo scacchiere in gioco una convivenza pacifica.

Riccardo Cenci

Foto © European Community, 2014

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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