Dracula sepolto a Napoli?

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Ricercatori dell’università di Tallinn affermano che il famoso conte non morì in battaglia bensì nel capoluogo campano

Cosa può mai legare una città piena di sole e di vita come Napoli ad una terra dalla bellezza tragica e avvolta da lugubri leggende come la Transilvania, nella odierna Romania? Apparentemente nulla, almeno fino ad oggi, perché, secondo alcuni ricercatori dell’università di Tallinn in Estonia, ci sarebbero le prove che nella terra di Partenope è sepolto niente meno che il leggendario il conte Dracula, si proprio quello della leggenda anche se, a differenza dei suoi pronipoti cinematografici, non aveva denti affilati, né tanto meno andava a mordere sul collo i malcapitati per la sete di sangue, questo è il Dracula nato dalla fantasia dello scrittore irlandese Bram Stoker, alla fine dell’Ottocento.

Qui parliamo, invece, di un personaggio realmente esistito, il suo nome era Vlad Tepes III, conte Dracula, con una fama inquietante per via del suo sopranome “l’impalatore”, la morte orrenda a cui condannava i suoi nemici.

Ciò nonostante il personaggio storico è considerato un eroe patriottico, un difensore della fede cristiana dei rumeni contro i Turchi.

Visse appena quarantacinque anni, essendo nato nel 1431 e morto nel 1476, durante una delle tante battaglie contro gli invasori.

Ma proprio sulla sua morte s’infittisce il mistero.

Il suo corpo non è stato mai ritrovato e una serie di connessioni, che avremo modo di vedere più avanti, portano alla presunta sepoltura nel chiostro dell’antico complesso di Santa Maria la Nova nel cuore di Napoli.

L’avvio di questa scoperta comincia da una foto scattata da una studentessa italiana che, facendo una ricerca per la sua tesi su questo chiostro, fu colpita dalle strane figure incise in bassorilievo su una lapide. Grazie ad internet, spedì la foto ad altri studiosi nel mondo per sapere se qualcuno poteva interpretare quei misteriosi segni, fino ad arrivare all’università estone di Tallin e qui comincia la nostra avventura.

Tre studiosi, Orest Kormashov dall’Università statale e i fratelli italiani Giandomenico Glinni, anch’egli ricercatore a Tallinn, con il fratello Raffaello, studioso di storia, rimangono sconvolti nel vedere questa immagine perché da anni erano sulle tracce della tomba del conte e ora, grazie alla foto di una ragazza, avevano finalmente trovato la traccia che cercavano.

Il loro interesse nasceva dal fatto che Dracula, nonostante le dicerie, non era morto in battaglia, ma catturato dai Turchi e salvato da sua figlia Maria.

La giovane, fatta fuggire molti anni prima per metterla in salvo dai nemici del padre, riparò in Italia dove fu adottata da una nobildonna napoletana, in seguito sposò il rampollo di una delle più antiche e ricche famiglie partenopee, Ferrillo, e in questo modo poté riscattare il papà prigioniero e portarlo in Italia.

Alla sua morte lo fece seppellire nella sua nuova patria, a Napoli, nella tomba dei Ferrillo e i misteriosi bassorilievi sulla tomba sono proprio gli emblemi della casata dei Carpazi. Al centro troviamo un elmo con il trofeo di un drago, Dracula in rumeno, e ai lati sono raffigurate due sfingi contrapposte che rappresentano il nome della Atta di Tebe che gli egiziani invocavano come Tepes. Due simboli egizi, è bene ricordare, che fino ad allora non erano stati mai adoperati in Europa per una tomba. Ma torniamo alla “traduzione” della lapide un po’ come un rebus e troveremo il Drago, Dracula, e Tepes, il nome del conte: Vlad Tepes III, conte Dracula.

L’idea c’è, non possiamo negarlo, almeno da semplici osservatori, anche perché abbiamo appreso che curiosamente il nostro conte apparteneva anche all’Ordine del Dragone proprio come il re di Napoli Ferrante d’Aragona.

Le prove, anche se intuitive, ci sono, ma ciò che manca è la prova decisiva, il corpo che giace dietro a quella lapide è proprio quella di Dracula?

Per questo prima, di rendere ufficiale la scoperta, gli studiosi estoni hanno spedito una lettera alla direzione museale per chiedere il permesso di esplorare il monumento e nel frattempo tutta la documentazione comincia ad avere un ordine per ricostruire il percorso dell’indagine e dare concretezza alle ipotesi.

Sarebbe, se fosse vero, uno degli innumerevoli tesori che questa città nasconde gelosamente, «…ai miei occhi è, senza nessun paragone, Napoli, la città più bella dell’universo», scriveva centocinquant’anni fa Marie-Henri Beyle, più noto come Stendhal.

Antonello Cannarozzo

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Antonello Cannarozzo
Giornalista professionista dal 1982. Nasce come consulente pubblicitario, in seguito entra nella redazione del quotidiano Il Popolo, dove diviene vaticanista ed in seguito redattore capo. Dal 1995 è libero professionista e collabora con diverse testate su argomenti di carattere sociale. In questi anni si occupa anche di pubbliche relazioni e di uffici stampa. La sua passione rimane, però, la storia e in particolar modo quella meno conosciuta e curiosa. Attualmente, è nella direzione del giornale on line Italiani.net, rivolto ai nostri connazionali in America Latina, e collabora con Wall street international magazine con articoli di storia.

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