La proposta del presidente dell’esecutivo europeo va avanti anche grazie al nuovo fondo che partirà dopo l’ultima decisione dell’Ecofin
L’Unione europea si sta dotando della creazione di un nuovo fondo d’investimento, un’idea che solletica fin dal principio del suo mandato il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, fulcro dell’offensiva sugli investimenti volto a rafforzare la crescita economica e creare nuovi posti di lavoro. Lo scorso 10 marzo i ministri delle Finanze dell’Ue hanno dato un via libera iniziale per l’impianto finanziario previsto, chiamato Fondo europeo per gli investmenti strategici (European Fund for Strategic Investments – EFSI), accettando la posizione per i negoziati sulla proposta della Commissione con il Parlamento europeo (Pe).
Il Pe, infatti, ha discusso il piano EFSI il 12 marzo nella plenaria di Strasburgo, e prevede di chiedere un ruolo più importante nella supervisione del fondo, come si legge nei comunicati ufficiali. L’intenzione del Parlamento europeo è di votare la relazione sull’istituzione del Fondo il 24 giugno o, al più tardi, in occasione della sessione plenaria di luglio consentendo i negoziati con i governi degli Stati membri per procedere avanti a tutto gas. Questo perché la proposta della Commissione dovrà essere adottata con procedura legislativa ordinaria (la cosiddetta “codecisione“) dai legislatori dell’Unione, ossia da Parlamento europeo e Consiglio (capi di Stato o di governo dei Ventotto).
Secondo la proposta della Commissione, il fondo libererà 21 miliardi di euro di capitale iniziale, in stretto partenariato con la Banca europea per gli investimenti (BEI), per poi consentire di mobilitare i famosi 315 miliardi di euro di investimenti, in cooperazione con gli investitori privati, per infrastrutture e altri progetti come prospettato dallo stesso Juncker in più di un’occasione. Saranno sostenuti soprattutto gli investimenti strategici, ad esempio nella banda larga e nelle reti energetiche, e le imprese di dimensioni più piccole che contano un massimo di tremila dipendenti. Questa nota ha offerto collegamenti ad una serie di commenti, studi e rapporti da alcuni dei più importanti think tank internazionali e istituti di ricerca, fra cui il nostro (Eurocomunicazione), che stanno analizzando il merito della proposta.
Giovanni De Negri
Foto © European Community and Giovanni De Negri, 2015