Se la parabola dell’Euro passa attraverso i bancomat

0
468

A Capodanno 2002 davanti agli sportelli automatici si festeggiava l’avvento della moneta unica e l’inizio di una nuova era. Oggi in Grecia si piange e ci si dispera

In fila dal tabaccaio alla Stazione Termini, guardo una banconota da 10 euro che ho tra le mani. Il mio ricordo corre  a quel 1° gennaio 2002, quando c’eravamo un po’tutti a fare la fila ad uno dei tanti bancomat delle nostre città, perchè volevamo toccare con mano la novità di cui da ormai tre anni sentivamo parlare: nelle nostre tasche di italiani, spagnoli, tedeschi, francesi e greci stavano per entrare le nuove banconote che avrebbero sostituito lire, pesetas, marchi, franchi e dracme. Se fosse già esistito Facebook, i nostri diari si sarebbero riempiti di immagini ritraenti scene di festa innaffiate di spumante, per brindare, complice l’allegria del Capodanno, al più grande cambiamento che l’UE aveva fino ad allora apportato alla vita dei cittadini d’Europa: l’Euro.

Un ricordo che, se contrapposto alle scene delle ultime settimane provenienti dalla Grecia, mette i brividi: guardando in TV le file ai bancomat ellenici, non puoi non riflettere sul fatto che anche quella gente che oggi piange, impreca e si dispera fuori agli istituti di credito ormai a secco di liquidità, probabilmente a Capodanno di tredici anni fa ballava e cantava mostrando fieramente nella mano quelle banconote nuovissime, colorate come i soldi del Monopoli, con quella scritta in caratteri latini e greci a simboleggiare che ormai in Europa non esistevano davvero più confini. Il 1° gennaio 2002 eravamo diventati cittadini europei: ce lo sentivamo, oltre che nel portafogli, anche dentro al cuore.

europaGuardo la mia banconota da dieci euro e penso a cosa rappresenta oggi: è ancora quel simbolo di unità tra i popoli d’Europa? Oppure è un pomo della discordia, un flagello da cui fuggire, un qualcosa da abolire che nemmeno fosse la legge sul divorzio o l’articolo 18, un’arma in mano ad alcuni popoli per picchiar duro su altri? Mi comincio a porre delle domande: come avrebbero reagito i “Padri nobili” della Comunità Europea dinanzi a quanto accaduto nelle ultime settimane? Qui a Roma vennero firmati nel 1957 i trattati da cui tutto ebbe inizio: ebbene, quello spirito europeista è ancora vivo dopo il drammatico Eurosummit di domenica? E soprattutto, il sogno di De Gasperi, Schumann e Adenauer resterà tale?

«Prego?» Mi chiede sorridente la tabaccaia. Le mie riflessioni si interrompono all’improvviso. «Una ricarica da 10 euro, grazie».

Alessandro Ronga

Foto © J.M. Ribeiro/European Community

Articolo precedenteNuova partnership tra la Bei e la Fao per sostenere gli investimenti del settore privato agrario
Articolo successivoL’Europa della conoscenza, lo sviluppo tramite ricerca e innovazione
Alessandro Ronga
Giornalista e blogger, si occupa di Russia e dei Paesi dell'ex Urss. Scrive per il quotidiano "L'Opinione" e per la rivista online di geopolitica "Affari Internazionali". Ha collaborato per il settimanale "Il Punto". Nel 2007 ha pubblicato un saggio storico sull’Unione Sovietica del dopo-Stalin.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui