Le principali sfide per l’Europa in questo momento. Pubblicato il sondaggio dell’opinione pubblica seguito ogni sei mesi dalla Commissione europea
Presentato quest’oggi presso la Rappresentanza in Italia della Commissione europea il nuovo rapporto dell’Eurobarometro, sondaggio dell’opinione pubblica Ue che viene condotto ogni sei mesi dall’esecutivo comunitario. I temi affrontati sono stati la crescita, l’occupazione e investimenti, l’immigrazione, il terrorismo e la politica estera comune, l’energia ed economia digitale.
Ne hanno discusso il direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Emilio Dalmonte, Marco Ricceri di Euripses, il professor Mario Morcellini dell’Università La Sapienza, Dino Pesole cronista de Il Sole 24 ore, introdotti dal giornalista di Rainews24 Roberto Vicaretti.
Su occupazione ed economia si registra una rafforzata fiducia. Gli italiani percepiscono un miglioramento delle proprie condizioni economiche e occupazionali (53%, 4 punti percentuali in più rispetto al sondaggio Eurobarometro effettuato nel maggio del 2015) e anche per la situazione finanziaria della propria famiglia, (59%, più 2 punti) ma lo stato dell’economia nazionale è considerato positivo solo da un 14%. Lo stato dell’economia europea suscita ottimismo nel 28% degli italiani ma un 62% resta scettico. Per rilanciare l’economia e creare nuovi posti di lavoro la maggioranza del campione ritiene che il settore privato sia più efficace di quello pubblico, ed è l’opinione del 54% degli intervistati italiani. Nel contesto dei mercati finanziari, si vuole una più giusta distribuzione degli oneri fiscali a favore del rilancio dell’economia ,e prevalgono coloro che sono a favore di regole più severe per contrastare l’elusione delle imposte e i paradisi fiscali; su questa linea si sono espressi l’83% degli italiani e l’87% degli europei. Riguardo l’immigrazione prevale il consenso verso una politica comune in materia. Lo sostengono il 68% degli europei e il 69% degli italiani, mentre per contrastare l’immigrazione illegale, il 93% degli italiani e l’89% degli europei invocano ulteriori misure per contrastarla. L’idea che a livello nazionale si debbano aiutare i rifugiati è ben radicata nel 65% dei cittadini Ue, con picchi nei Paesi del Nord Europa (94% in Svezia, 88% nei Paesi Bassi, 85% in Danimarca e 83% in Germania). In Italia prevalgono invece giudizi negativi, solo il 42% degli intervistati ritiene che il Paese debba aiutare i rifugiati, mentre il 46% è contrario. Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia guidano la pattuglia degli scettici in materia di immigrazione.
Grande altra sfida prioritaria per l’Europa è il terrorismo, che precede ormai anche economia e occupazione e tra gli italiani l’emergenza sicurezza cresce di importanza con un 68% di intervistati che auspica una politica comune di sicurezza e difesa.
La politica energetica è un obiettivo su cui il 70% degli europei crede, così il 66% degli italiani, mostrano opinioni favorevoli. L’obiettivo Ue in campo energetico di aumentare fino al 20 per cento la quota di rinnovabili nel mix energetico entro il 2020, è considerato fattibile dal 60% degli italiani e dal 54% degli europei. La riduzione di almeno un quinto dei gas ad effetto serra entro la fine del decennio, è visto come un obiettivo adeguato dal 50% degli europei e dal 57% degli italiani.
Riscuote consenso il piano per creare un vero mercato unico digitale. Sono il 53% di favorevoli a livello Ue e il 49% in Italia, mentre la percentuale di coloro che hanno fatto acquisti on-line transfrontalieri, scende al 21% tra gli italiani. Nel nostro Paese coloro che non si collegano mai alla rete è pari al 18%, mentre Svezia, Danimarca e Paesi Bassi sono al 5%, in Romania raggiungono il 35%, Ungheria 25%, Polonia 20%, la media Ue è al 15%.
Nonostante una valutazione mediamente positiva verso le politiche dell’Unione europea la maggior parte degli italiani sono sempre più euro-delusi (50%) mentre nell’ultima rilevazione di maggio 2015, il 53% degli italiani diceva di sentirsi cittadini Ue e il 44% era di parere opposto. Anche in Europa si registra una flessione ma coloro che si sentono cittadini Ue restano nettamente più numerosi (64% contro il 34). Soltanto in Bulgaria e Cipro prevalgono, come in Italia, quelli che non si identificano come europei. La cittadinanza europea è un dato acquisito per il 52% dei britannici, per il 57% dei cittadini della Repubblica Ceca e sale al 69% in Ungheria. La percezione che gli interessi dell’Italia non sono presi in sufficiente considerazione a Bruxelles lo pensa il 63% degli italiani, in aumento rispetto al 59% di maggio e sopra la media Ue che è al 50%. Un altro 53% dichiara di non capire come la Ue funzioni.
Questa sorta di risentimento verso l’Europa con la prospettiva di separazione, è veduta dal 47% degli inglesi (42% contrari), dagli abitanti di Cipro (55% contro il 37) e della Slovenia (48% contro il 42) mentre sostenitori e oppositori dell’uscita dalla Ue in Austria si eguagliano.
Libertà di viaggiare, studiare e lavorare dovunque nella Ue è altro elemento preso in esame nel sondaggio. In proposito il 55% degli intervistati apprezza la libertà di movimento, il 56% la pace, il 22% i programmi di studio all’estero come l’Erasmus. Che la democrazia, intesa come valore rappresentativo dei cittadini europei, non funzioni al meglio è percepita dal 45% degli europei. Nel sondaggio di maggio 2015 Parlamento e Commissione europea continuavano a godere tra gli italiani di una fiducia maggioritaria, ora invece gli scettici prevalgono.
«Sono necessari finanziamenti pubblici per uscire dalla crisi» ha detto nel suo intervento il direttore Emilio Dalmonte, a conclusione della presentazione, mentre il Prof. Morcellini, sintetizzando, ha definito il sondaggio «una indagine sul populismo aggressivo che si presenta come una risorsa per vivere in tempi di crisi (…) è inquietante la presa di posizione dei media la cui comunicazione deve accompagnare i cambiamenti sociali non li deve esagerare». «L’Italia» – ha proseguito Morcellini – «si è “balcanizzata” nella prospettiva dei migranti e non è detto che i sondaggi dicano tutta la verità, chiedo quindi che vi siano ulteriori ricerche qualitative che darebbero una quota di verità nella ricerca». E ha poi concluso: «Il sondaggio è drogato dalla tecnica utilizzata perché chiede alle persone la prima parola che gli viene in mente, mentre la parola buona è sempre la seconda».
Giancarlo Cocco
Foto © Giancarlo Cocco