Referendum sulla Brexit, UK fra Europa e sovranità nazionale

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La decisione avrà conseguenze su economia, finanza, lavoro, commercio e immigrazione. Sun ha chiesto a Sua Maestà tre ragioni per opporsi alla Brexit

“Leave or remain”? Ancora poche ore e finalmente il nodo che tiene in apprensione un continente intero sarà sciolto. La campagna elettorale per il referendum che deciderà l’uscita o meno della Gran Bretagna dall’Unione Europea, la cosiddetta “Brexit”, è stata accesa e combattuta, in un’escalation che ha portato addirittura all’omicidio della deputata laburista Jo Cox, favorevole all’Ue e all’accoglienza dei rifugiati. L’atto terroristico, di matrice di estrema destra, ha fatto prendere le distanze a molti “indipendentisti” dall’Unione, che non si sono riconosciuti in certi valori isolazionisti, protezionisti e razzisti, che ovviamente non sono propri di tutto il movimento del sì alla Brexit, ma solo di frange estreme, ci mancherebbe altro. Sondaggi che comunque si sono riequilibrati, dopo che la Brexit risultava in vantaggio di parecchi punti, anche perché negli ultimissimi giorni personalità come J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter, e l’ex calciatore David Beckham si sono schierate a favore dell’Unione.

Brexit Cameron ObamaOvviamente la divisione tra schieramenti è più trasversale di quanto si possa semplificare. Per il The Guardian il movimento Brexit è nazionalista inglese, che non può però contare sull’appoggio di Galles, Scozia e Irlanda del Nord, che a quel punto, Scozia in testa, potrebbero cercare la separazione dal Regno Unito per rientrare nell’Unione Europea. La domanda che il Guardian si pone è se un’Inghilterra “ristretta” possa essere in grado di governarsi da sola, in totale autonomia, cosa che storicamente non accade da secoli. Oltreoceano, il NY Times prevede un “terremoto” in caso di fuoriuscita britannica, che scuoterebbe l’Europa e i mercati internazionali. Lo stesso presidente Barack Obama auspica che il legame di Londra con Bruxelles continui, in linea con l’opinione del premier britannico, il conservatore David Cameron.

Queen-Brexit-SunAnche la regina Elisabetta II è stata tirata in ballo, nonostante la sua posizione sia quella di minor interferenza con la politica, rispettando il ruolo formale della monarchia come garante del Paese. Il quotidiano Sun ha chiesto a Sua Maestà tre ragioni per opporsi alla Brexit. La mossa ha attirato però numerose critiche al giornale, accusato di voler strumentalizzare la famiglia reale, che anche in altre situazioni, vedi l’indipendenza della Scozia, non si era sbilanciata.

Questo il pensiero delle più alte sfere, la popolazione resta molto divisa. Un sondaggio della Federazione Britannica delle Piccole Imprese riporta come il 47% sia per rimanere nell’Ue, addirittura si sale al 66% se si includono gli esportatori, che vedrebbero i propri sbocchi commerciali ridursi drasticamente. «La Gran Bretagna ha piccole imprese rigogliose», spiega l’imprenditore Tommy Hutchinson, «con più impiegati che in ogni altro settore economico. L’Unione Europea facilita le imprese e la creazione di nuove prevenendo lo sfruttamento, la corruzione e i danni ambientali.

Brexit Cameron MerkelLa regolamentazione è importante perché le piccole aziende sono meno in grado, rispetto alle grandi, di permettersi costose spese legali in caso di dispute». La Brexit porterebbe, secondo Hutchinson, «al trasferimento di forza lavoro fuori dal Regno Unito». Al contrario un altro imprenditore, Carter Fox, crede che l’Unione Europea comporti «troppa burocrazia e troppe spese», si calcola infatti che la Gran Bretagna paghi 20 miliardi di sterline l’anno «senza avere controllo diretto su come queste vengano spese. Dov’è la trasparenza?». E l’eccessiva regolamentazione «rallenta il processo produttivo, soffocando le piccole e medie imprese». Stesso campo, opinioni divergenti.

Brexit Tom lavora come operaio nelle costruzioni edili e teme la recessione che potrebbe seguire la Brexit: «il 30% degli impiegati nel settore sarebbe a rischio». Crollo che abbasserebbe i prezzi delle case, esito che non dispiacerebbe a Matthew e Norah, studenti di medicina, prossimi all’inserimento professionale e in cerca di un’abitazione. Ma oltre ai vantaggi personali, la loro ottica è di più ampio respiro, il risparmio delle tariffe europee sopra citate consentirebbe di «alleggerire il peso sui servizi pubblici, anche a fronte di un calo dell’immigrazione». L’economia non ne risentirebbe troppo, «grazie alla sovranità nazionale potremo sviluppare nuovi rapporti commerciali con Paesi in crescita quali Cina e India» senza tuttavia rompere con l’Europa e l’Occidente per via della Nato.

Brexit Ma come ad ogni elezione che si rispetti, oltre agli schieramenti principali c’è il fronte degli astenuti. Una parte consistente crede che alla fin fine, qualsiasi cosa accada alle urne, i riflessi non saranno evidenti. Paula, negoziante, non si è lasciata coinvolgere dalle campagne del sì o del no, «ho molto da lavorare!», racconta. La sua idea è comunque che i poteri forti spingano per l’Europa e che in qualche modo i risultati potrebbero essere «aggiustati. Insomma se gli Stati Uniti e i mercati finanziari sono contro la Brexit…».

Un tema portato avanti dai sostenitori della Brexit è il controllo dell’immigrazione. Chiaramente si parla di quella extra-Ue, ma il Regno Unito è una meta ambita sia da fuori che internamente all’Unione Europea. Emiliano Antonio Renna è un italiano che vive a Londra, dove svolge la professione di avvocato. «Non è immaginabile che un Paese così importante possa allontanarsi dall’Ue», dichiara, «per quanto i pro Brexit parlano di futuri negoziati paralleli con le altre potenze, secondo me è utopia. La sterlina crollerebbe, gli istituti bancari fuggirebbero, i dazi falserebbero l’economia, sarebbe delegittimante agli occhi degli osservatori internazionali. I rapporti tra Stati non possono essere rimodellati di volta in volta in base alle esigenze dell’uno o dell’altro».

Emiliano Antonio RennaSugli sprechi, Renna pensa che il Regno Unito abbia avuto «grandi concessioni nei negoziati del febbraio 2016», dove nelle 40 ore di “maratona” l’Unione Europea ha concesso ai britannici uno status speciale pur di farli rimanere nel mercato comune, ponendo in essere «una politica di figli e figliastri, derogando principi generali che gli altri Paesi rispettano in piena regola». Ad esempio, la City ha mantenuto un «margine di indipendenza per gli istituti bancari, assicurativi e finanziari rispetto al modello europeo, esentandoli da controlli che le autorità effettuano tramite le agenzie di supervisione Eba ed Esma».

Renna ha speso anche delle parole in ricordo della Cox, «alla luce del terribile episodio è impensabile non immaginare un’Unione ancora più solida e favorevole ai principi di integrazione. Mi auguro che i cittadini siano saggi e riprendano in mano il loro destino a prescindere da speculazioni politiche».

Raisa Ambros

Foto © ibtimes.co.uk; independent.co.uk; express.co.uk; uk.businessinsider.com;

pimediaonline.co.uk; express.co.uk; sciscomedia.co.uk

 

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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