L’ultima provocazione di Orban: deportiamo i migranti su un’isola

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Il premier ungherese fomenta l’intolleranza e traccia un solco sempre più ampio all’interno dell’Unione europea. Juncker critica l’atteggiamento dei Paesi dell’Est

Parlare di rastrellamenti e deportazioni significa non solo evocare scenari che credevamo definitivamente tramontati, ma anche dimostrare di aver dimenticato completamente la nostra storia recente. Evidentemente il premier ungherese Viktor Orban, per motivi elettorali, ha trasformato il tema immigrazione nella propria crociata. Dopo la costruzione della barriera anti migranti, è giunto addirittura ad affermare che questi andrebbero forzatamente riuniti su un’isola, luogo dal quale potrebbero inoltrare le loro domande di asilo. Grave è il fatto che un capo di governo dell’Unione europea si esprima con tale leggerezza e superficialità. Parole che esplicitano in maniera sempre più evidente la spaccatura fra l’Est dell’Europa, pericolosamente sbilanciato verso l’estrema destra, e l’Ovest. Un atteggiamento stigmatizzato apertamente dal Presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker, il quale ha invece lodato l’impegno del nostro Paese. Da un lato c’è chi salva ogni giorno migliaia di vite (l’Italia su tutti), mentre dall’altro c’è chi soffia sul fuoco dell’odio e dell’intolleranza.

p029411001302-440466-jpgL’Ungheria ostacola apertamente i principi del ricollocamento obbligatorio, che la Germania in passato ha cercato di imporre a tutti gli stati membri. Un’idea che non è mai decollata, appunto per l’ostruzionismo di alcuni Paesi. Orban è arrivato persino a indire un referendum il prossimo 2 ottobre su tale principio (ed è facile prevedere che otterrà una aperta vittoria). Le sue dichiarazioni shock si collocano dunque in un clima da campagna elettorale, e rientrano pienamente nella nuova recrudescenza dei nazionalismi, che rischia di spazzare via l’utopia europeista. Ci si erge a difensori del cristianesimo, ignorandone apertamente i principi di solidarietà e accoglienza, accentuando e inasprendo i contrasti con il mondo musulmano.

Su queste basi sarà ben difficile costruire la tante volte ventilata unità dell’Europa, visto che Paesi come la Polonia e l’Ungheria sembrano allontanarsi sempre più dai suoi principi fondanti. La battaglia si svolge ancora una volta sul terreno delle migrazioni. Senza una risposta comune, condivisa e coordinata, come richiesto invano dal nostro Paese, la situazione è destinata a peggiorare, le fratture all’interno dell’Unione ad allargarsi pericolosamente.

Riccardo Cenci

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Foto © European Union , 2015

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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