Il rilancio economico dell’ex Celeste Impero passa anche per i porti del Vecchio Continente. Quella orientale è sempre più un’economia industriale avanzata
L’Europa è oggi la prima destinazione degli investimenti cinesi. Secondo il China Global Investment Tracher dell’American Enterprise Institute, tra il 2005 e il 2016 sono stati investiti nel Vecchio Continente da parte orientale, ben 164 miliardi di dollari Usa a fronte dei 103 miliardi investiti negli Stati Uniti. Analizzando le economie del continente europeo è la Gran Bretagna il Paese ove dal 2000 al 2016 la Cina ha investito di più con 23,6 miliardi di euro, segue la Germania con 18,8 miliardi di euro, quindi l’Italia che ne ha beneficiato per 12,8 miliardi di euro seguita dalla Francia interessata dagli investimenti cinesi per 11, 4 miliardi di euro. Secondo una recente ricerca questi investimenti sono destinati ad aumentare.
Si aprono ottime prospettive per i Paesi dell’Europa del Sud, grazie al raddoppio della capacità di percorrenza del Canale di Suez. Così gli Stati dell’Europa meridionale grazie alla “Maritime Silk Road” occuperanno una posizione di privilegio per il traffico commerciale con la Cina. Il primo Paese a beneficiarne è stata la Grecia con il progetto di potenziamento del porto del Pireo che partito nel 2008 con un investimento cinese di oltre 4 miliardi di dollari, ha quadruplicato la capacità del porto greco che nel 2015 ha raggiunto un volume nel trasporto dei Container di 3,36 milioni. A ciò si aggiungono piani di costruzione di linee ferroviarie oltre che in Grecia anche in Macedonia e Serbia, come la tratta Belgrado-Budapest che convoglierà verso il nord Europa merci provenienti dal porto del Pireo. Anche la Spagna guarda con favore all’iniziativa cinese e punta a includere nel “business” i porti di Barcellona e Valencia.
L’Italia è pronta ad intercettare parte di questo traffico grazie al “progetto dei cinque porti” nel Nord Adriatico. Questo consorzio che include le strutture portuali di Venezia, Trieste, Ravenna e i porti di Capodistria (Slovenia) e di Fiume (Croazia) avrà l’obiettivo di attrarre navi cargo cinesi che percorreranno il Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, e indirizzarle fino a Malamocco (Venezia) dove è prevista la costruzione di una grande piattaforma off-shore.
Se la tratta Shanghai-Amburgo è lunga 11.000 miglia, il viaggio per collegare Shanghai al nord Adriatico sarebbe di 8.600 miglia con un tempo di percorrenza inferiore di otto giorni rispetto al porto tedesco. Una volta operativo, il complesso portuale sarebbe in grado di gestire fino a 3 milioni di volumi nel trasporto dei container, numero importante per il Belpaese. Due mesi fa, in occasione di un incontro bilaterale tra il premier italiano Gentiloni e il presidente cinese Xi Jinping quest’ultimo ha confermato l’intenzione di inserire i porti italiani tra quelli sui quali investire come terminali delle nuove Vie della seta. In proposito Gentiloni ha spiegato che è previsto anche il potenziamento dei porti di Genova e Trieste collegati ai corridoi ferroviari e autostradali che raggiungono il cuore dell’Europa. L’Unione europea, come pure alcuni politici italiani, pur aderendo in linea di massima al progetto cinese, ha sollevato una serie di perplessità per la mancanza di attenzione, nel progetto, per le tematiche ambientali specie per quanto riguarda il territorio di Venezia.
Giancarlo Cocco
Foto © Ytali