Appello dei politici internazionali per boicottare l’Austria

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Il governo Kurz e la futura presidenza dell’Unione europea per gli eredi del capo del nazismo. La presa di posizione del Lussemburgo

Boicottare il governo Kurz con i suoi ministri di estrema destra, e la futura presidenza Ue austriaca nel secondo semestre del 2018. Perché sono gli eredi dei nazisti. Questo è l’appello rivolto all’Europa da un gruppo di politici internazionali, tra cui l’ex ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, l’ex collega spagnolo Miguel-Angel Moratinos, l’ex premier canadese Kim Campbell, il Nobel per la pace di Timor Est José Ramos-Horta, rilanciato dalla stampa internazionale.

«Non giriamo lo sguardo: perché sono gli eredi del nazismo a essere entrati in posizione di forza nel nuovo governo austriaco» e questo «ci riguarda tutti, perché siamo tutti minacciati da questa funesta ideologia di odio», scrive il gruppo di politici nell’appello, dove si chiede quindi «la messa al bando da parte dell’Europa di questo governo austriaco». Si tratta, continuano gli ex leader, di «una tappa pericolosa» che «potrebbe essere fatale» per «la democrazia e l’Europa», eppure, avvertono, «è in un silenzio e un’apatia colpevoli che le cancellierie come la strada hanno accolto questa notizia».

A dar man forte a questo appello un inusuale intervento proveniente da uno dei Paesi fondatori, il Lussemburgo: «il cancelliere Sebastian Kurz parla la lingua di Donald Trump», ma «l’Europa non può funzionare così», soprattutto per quanto riguarda politiche come quelle sui migranti. È l’attacco sferrato contro il neogoverno di Vienna dal ministro degli esteri Jean Asselborn in un’intervista allo Spiegel, rivista settimanale tedesca con la maggior tiratura in Germania, sottolineando che «chiunque parli così», a favore di decisioni individuali dei Paesi come per esempio quelle minacciate da Kurz sulle quote dei migranti sulla linea di Polonia e Ungheria, «non capisce le tabelline nell’Unione europea, l’idea di base della solidarietà».

E con l’estrema destra dell’Fpoe al governo, sottolinea il ministro degli esteri lussemburghese, «è chiaro per me che Kurz intende rafforzare i Paesi del gruppo Visegrad con un quinto Paese», e «sarebbe da ingenui ignorare questa tendenza». E anche se, ha riconosciuto Asselborn, «bisogna giudicare dalle azioni» il neo governo austriaco, «il “modello Visegrad” significa fondamentalmente negare la cooperazione europea». E, conclude, «se l’Europa non si mette d’accordo su una questione cruciale come la migrazione, c’è un rischio a lungo termine di un collasso dell’Ue».

 

Fiasha Van Dijk

Foto © The Constantine Report (apertura), European Tribune

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Fiasha Van Dijk
Fondamentalmente apolide, proveniente solo "per caso" dai Paesi Bassi, figlia di immigrati di due continenti diversi da quello in cui vivo, spero di portare i resoconti dei pregi delle politiche dell'integrazione, della salute e della medicina dal resto d'Europa...

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