Leader Med-7: Ue tornata a crescere ma ancora molto da fare

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Al vertice dell’Europa meridionale si pone l’accento sui cittadini. “Consultazioni popolari in primavera”. Italia e Francia prossimi al Trattato del Quirinale

Cosa emerge dall’incontro a Roma dei leader dell’Europa del Sud? Sette Paesifortemente europeisti” che non vogliono dividere ma unire perché “credono nel futuro del Vecchio Continente” ma sanno anche che possono avere un peso specifico a Bruxelles per spingere i Ventisette ad accelerare un processo di riforma che ormai non è più rimandabile. E che puntano anche, con iniziative come le consultazioni popolari in tutta Europa, a coinvolgere di più i cittadini per far loro capire che l’Ue non è solo burocrazia ma può concretamente cambiare il loro futuro. I sette leader dei Paesi meridionali dell’Unione europea, guidati dal padrone di casa Paolo Gentiloni, sottolineano con forza lo spirito europeista del loro incontro a Villa Madama. E accolgono la proposta lanciata dal presidente francese Emmanuel Macron di andare ad ascoltare cosa ne pensano i cittadini dell’Europa che verrà. Sì anche alle liste transnazionali per le elezioni del Parlamento europeo, convinti che questo possa “rafforzare la dimensione democratica dell’Unione”.

Consultazioni a tappeto, dunque, a partire dalla primavera, per raggiungere le province, le cittadine e dare il via ad un “dibattito democraticoche coinvolga tutti, ha spiegato Macron. Un’idea inserita nel documento finale, per far capire ai cittadini, ha sottolineato il premier maltese Joseph Muscat, che l’Europa «può realmente cambiare la vita dei cittadini (…) bisogna consultare anche le periferie». Una consultazione conoscitiva, che non avrà dunque il peso e i pericoli di un vero e proprio referendum, come quello sulla Brexit. I leader italiano, francese, portoghese, maltese, spagnolo, greco e cipriota hanno trovato una piena convergenza su dossier cruciali per fare del 2018l’anno dell’attuazionedelle riforme, come lo ha definito la Commissione europea: l’emergenza immigrazione, con la riforma di Dublino, ormai non più procrastinabile e la condivisione da parte di tutti i Paesi europei dell’emergenza. Ma anche l’Unione economica e monetaria con l’assoluta priorità, sottolineata nel documento finale, di procedere finalmente all’unione bancaria.

L’Europa, con la fine della crisi – per Alexīs Tsipras il 2018 è l’anno dell’uscita dall’emergenza, che si chiude «proprio dov’era iniziata, nel sud» (la Grecia uscirà dai programmi di assistenza ad agosto, ndr) – può tornare a parlare di sviluppo, crescita e investimenti sul futuro. Perché, ha aggiunto il premier greco, i Paesi meridionali «possono avere un ruolo decisivo nell’indurre cambiamenti audaci e radicali di cui il continente ha bisogno». E poi ancora la lotta al terrorismo che rappresenta «la maggiore preoccupazione dei cittadini europei», secondo il premier spagnolo Mariano Rajoy. Per questo, ha spiegato l’inquilino della Moncloa, «l’appoggio a chi viene colpito dal terrore sarà una grande priorità». Ma quello che Gentiloni, Macron, Tsipras, Rajoy, Muscat, Anastasiades e Costa ripetono come un mantra è lo spirito fortemente europeista dell’iniziativa dei leader dei Paesi meridionali, che torneranno ad incontrarsi a marzo a Cipro. L’obiettivo è «unire, non separare le differenze tra Nord e Sud Europa, tra Est e Ovest» assicura Gentiloni. «Non vogliamo concorrere con altri» – gli fa eco Macron – «ma essere complementari». Del resto, insiste il premier italiano, «la domanda di Europa a livello globale e il momento positivo per tutte le economie europee fanno sì che questo sia il momento giusto per fare uno sforzo per una maggiore coesione europea».

Per Italia e Francia gli incontri proseguiranno anche domani, con la formazione di un “gruppo di lavoro” incaricato dal presidente francese e dal premier italiano di lavorare a definire il “Trattato del Quirinale” tra i due Paesi. Il testo, a quanto si apprende da fonti italiane, avrà al centro i rapporti bilaterali ma anche proposte a forte impronta europeista, per il rilancio dell’Europa. L’idea del trattato è nata al vertice bilaterale di Lione del settembre 2017. E il nome scelto, con il riferimento alla sede della presidenza della Repubblica italiana, è un implicito richiamo al Trattato dell’Eliseo siglato tra Francia e Germania nel 1963. Tra i temi su cui verrà concentrata l’attenzione, ci sono la politica migratoria, la convergenza delle politiche economiche, ma anche politiche sociali, difesa, ambiente, formazione, educazione e cultura.

 

Ajkuna Çela

Foto © Estoril Conferences, Palazzo Chigi

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