Un polacco vince il “Communication Prize” al Best UK Sommelier 2018

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La prima edizione del ‘talent scout’ intende reclutare nuovi specialisti del Valpolicella Education Program 2019. Bussinello: «Importante comunicare i vini»

È di origine polacca il sommelier Janusz Sasiadek che si è aggiudicato il Communication Prize del Consorzio Vini Valpolicella il 14 maggio all’Institute of Directors a Londra, durante l’evento Best UK Sommelier 2018. Lo scopo del premio ‘talent scout’ è riconoscere il talento di «chi meglio sa descrivere i vini della Doc». Con il diploma assegnato, Janusz Sasiadek potrà accedere – senza passare dalla fase di selezione – direttamente alla seconda edizione del Valpolicella Education Program (VEP), il corso di certificazione sui vini e sul territorio della Valpolicella per la formazione di nuovi esperti della denominazione, che si terrà a Verona dal 29 al 31 gennaio 2019.

«Sono estremamente contento di vincere questo premio, penso che sia una cosa fantastica andare a Verona per studiare i vini e diventare uno specialista della zona», ci dichiara in un perfetto italiano Sasiadek. La sua storia inizia nel 2006, quando è venuto in Italia con il programma di volontariato European Volunteering Service, rimanendo poi per lavoro. Appassionato di vini, ha deciso di diventare sommelier e di segue il corso all’AIS (delegazione Forlì-Cesena). Questo gli ha permesso di trasferirsi a Londra per lavorare a livello professionale per wine bar ed enoteche. Il segreto della vittoria: «Penso di non essermi concentrato troppo sulla parte tecnica ma più sull’unicità della regione e sulla ‘parte umana’, cioè le cose che il cliente vorrebbe sapere per scegliere un buon vino qui a Londra».

Il sommelier è «la prima persona che dialoga con il cliente e ha a disposizione pochi minuti per raccontare al consumatore l’importanza di un prodotto; è lui che ci mette in contatto con i wine lovers», concorda Olga Bussinello, direttrice del Consorzio Vini Valpolicella. Secondo lei, «conoscere i vini, semplificare il linguaggio e arrivare in modo diretto alle persone» è la cosa più difficile, ma molto importante.

«Il Regno Unito è un mercato strategico per la denominazione principale della Valpolicella», commenta Bussinello, ritenendosi molto orgogliosa del ruolo «di primo piano» attribuito al gruppo dal Best UK Sommelier 2018, dato il loro grande impegno sul territorio britannico. Lo confermano i numeri: nel 2017 «l’Amarone ha visto crescere le proprie vendite del 5% sull’anno precedente». Molto apprezzato anche il Ripasso, oltre al Valpolicella DOC: nel Regno Unito «hanno segnato un export in aumento rispettivamente del +5,2%  e del 3,3%».

Si dice che il vino del Veneto sia stato uno dei primi a essere conosciuto dagli inglesi, negli anni ’50; rappresenta per loro un motivo di affettività sia come prodotto, sia come area culturale storica, vicino al Lago di Garda. «Sicuramente da allora il Valpolicella è cambiato, migliorando nella qualità e nella presentazione», spiega Olga Bussinello. Ha iniziato ad essere sostituito nel mercato dal Ripasso e dall’Amarone, che sono dei vini molto più strutturati e cari. Li ricercano per la loro qualità, ma anche per regalarsi una cena romantica. Per contrastare la concorrenza, dato anche il prezzo, bisogna «lavorare sulla comunicazione».

La Brexit non spaventa il Consorzio: otto bottiglie su dieci vanno all’estero e «l’Inghilterra è al sesto posto fra i nostri mercati mondiali e al terzo tra i mercati europei». Il direttore crede che ci saranno dei cambiamenti dopo la Brexit, perché si dovranno «affrontare dei sacrifici». E siccome gli inglesi riescono a ottimizzare anche queste esperienze, di sicuro sapranno «trasformare un momento di difficoltà in un’opportunità». Il Regno Unito sarà sempre «una meta immancabile nella nostra promozione istituzionale, perché è un mercato continuativo nel tempo».

La presenza del Consorzio Vini Valpolicella al Best UK Sommelier 2018 fa parte del Tour internazionale per celebrare i 50 anni dalla nascita della DOC. Le aspettative sono quelle di fidelizzare le relazioni e il mercato, secondo Bussinello. «Il feedback è molto importante per noi. Quello che si riesce a trasmettere con la presenza e l’attenzione non si riesce a fare con il digitale».

Guidato dal famoso wine expert Christopher Cooper, il Consorzio ha organizzato a Londra un walk around tasting e una masterclass di Amarone con 9 aziende della Valpolicella: Bolla Winery, Cà La Bionda, Cantina Valpantena Verona sca, Gerardo Cesari, Salvaterra, Sartori di Verona, Tenuta Santa Maria di Gaetano Bertani, Terre di Leone, Vigneti Villabella.

«Abbiamo portato oggi quattro vini rappresentativi: Il Valpolicella, il Valpolicella Superiore, il Ripasso e l’Amarone, che di solito sono a base di uve Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara. Il Molinara lo usiamo poco, usiamo piuttosto il Corvinone», ci presenta i suoi prodotti Federico Zanuso, Export Director dell’azienda Salvaterra. Il Valpolicella, che è anche il suo preferito, è la variante più leggera di questi vini, raggiunge i 13° alcolici. Ma l’alcol non si sente, date le forti note fruttate e la freschezza del vino. «Il Valpolicella Superiore ha una gradazione in più – 13,5° – sia per la raccolta dell’uva matura che viene dalle colline più indicate sia per la cura in cantina».

Molto interessante anche la spiegazione della lettura dell’etichetta di Chiara Turati dell’azienda Terre di Leone. «La Valpolicella è un’area estesissima; i terreni sono diversi e così le altitudini, in un territorio che varia dalla collina alta alla pianura. Ogni area ha un sistema diverso di coltivazione: la zona classica  dà vini più delicati, eleganti, fruttati, mentre la zona vulcanica dell’est, all’estremità della Valpolicella, offre vini molto più strutturati, pesanti, con colori anche più profondi. Sono realtà molto diverse», l’eleganza si può trovare in entrambe, però c’è potenza da un lato e delicatezza e grande freschezza dall’altro. Soltanto leggendo l’etichetta si capisce la provenienza: «la parola classico definisce il luogo, la parte storica formata da 5 comuni; Valpantena è nella zona centrale della Valpolicella, laddove non c’è nulla è dell’Est». Poi ci risponde ridendo Chiara: «Non c’è il miglior vino della Valpolicella, in tutta la zona si beve bene».

La caratteristica della Valpolicella è che, «oltre a produrre i vini classici DOC, ha anche la possibilità di produrre degli ottimi vini GT che vanno di moda per un buon rapporto qualità prezzo, provenendo da uve di un’altissima gamma, talvolta anche migliori di certi DOC fatti in quantità industriale, che mantengono la DOC in quanto seguono dei parametri legali», si vanta Arianna Zanatta, Export Manager della Villabella. Nel tempo, ogni azienda ha trovato la sua ricetta migliore: dal più moderno al più tipico, dal più morbido al più secco.

Pur esportando in più di 50 Paesi nel mondo, con i mercati principali canadesi e americani seguiti dall’Estremo Oriente, Svizzera ed Europa, l’azienda Cesari ha bisogno di farsi conoscere nel Regno Unito, dove hanno un mercato scarso, riconosce il General Manager Michele Farruggio. «Considerata una delle migliori aziende della Valpolicella con dei vini apprezzati in tutto il mondo, riteniamo che la nostra impresa abbia un valore che debba essere riconosciuto anche in Inghilterra». Come specialità della casa ci sono i tre tipi di Amarone: Amarone Riserva, Amarone Bosan e un Amarone Classico.

Best UK Sommelier 2018 è stato animato dal presentatore televisivo ed esperto di vini Joe Fattorini, conosciuto in tutto il mondo come Obi Wine Kenobi. L’iniziativa è promossa dall’Uk Sommelier Association-Club Italia, guidata da Andrea Rinaldi, assieme all’Associazione Italiana Sommelier (Ais) e con la sponsorizzazione del Consorzio Valpolicella oltre che di altri produttori fra cui Villa Sandi, che ha consegnato il Villa Sandi Award al francese Julien Sarrasin.

 

Raisa Ambros

Foto © Consorzio Vini Valpolicella; Raisa Ambros

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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