Superata l’ipotesi di veto spagnolo su Gibilterra, l’ultimo ostacolo è ora la votazione del parlamento britannico, dove la May potrebbe essere messa in minoranza
Nessun intoppo al vertice straordinario di Bruxelles, dove i 27 Paesi membri dell’Unione europea hanno approvato la bozza di accordo tra Ue e Regno Unito per la Brexit. Caduta quindi la possibilità del veto spagnolo sulla questione Gibilterra, l’enclave britannica in territorio iberico. Madrid aveva minacciato di votare no qualora fosse stata privata di un ruolo centrale nelle trattative sullo status che la piccola rocca andrà ad assumere una volta ufficializzato il divorzio della “madrepatria” dall’organizzazione continentale.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha dichiarato che ogni decisione in materia «passerà per la Spagna», dal canto suo la pari grado britannica Theresa May ha affermato come il negoziato sia stato «nell’interesse di Gibilterra e di tutta la famiglia del Regno Unito». Ognuno sembra tirare acqua al proprio mulino, di fatto la Spagna pare essersi ritagliata una parte di primo piano in quelle che saranno le trattative dei prossimi mesi.
A dare l’annuncio dell’unanimità dei Ventisette è stato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk con un tweet – astenendosi stavolta dall’attingere dalla discografia dei Queen («friends will be friends, right till the end»), gli amici resteranno amici fino alla fine. Nel rapporto finale, il Consiglio «approva la dichiarazione politica che definisce il quadro per le future relazioni tra l’Unione europea e il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord», auspicando lo sviluppo di legami «in linea» con quanto definito.
«È stato un negoziato molto complesso e difficile», commenta il capo negoziatore dell’Ue Michel Barnier, «ma abbiamo lavorato per raggiungere un accordo per l’uscita ordinata del Regno Unito dall’Ue, abbiamo lavorato in piena unità con i 27 e con il Parlamento europeo». Adesso arriva il «tempo della responsabilità, è necessario che si vada avanti con fiducia per costruire una partnership ambiziosa».
Per il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker si tratta di «un giorno triste, vedere un Paese come la Gran Bretagna lasciare l’Ue non è un momento di gioia né di festa», anche se l’accordo è «il migliore possibile», soprattutto per Londra. Il presidente si lancia anche in previsioni, a suo dire il Parlamento britannico «ratificherà questo accordo, si tratta di un Parlamento ragionevole». Cosa che in realtà non è così scontata.
La premier May si sta infatti spendendo molto per tenere il suo Paese unito nella direzione intrapresa, cercando di superare non solo l’opposizione laburista e scozzese, contraria alla Brexit, ma anche quella interna alla maggioranza.
Sia dei deputati nordirlandesi unionisti, che non vogliono un regime speciale che li avvicinerebbe più all’Eire che all’Inghilterra, sia degli oltranzisti scontenti delle condizioni di uscita troppo morbide e che vedrebbero il Regno Unito ancora legato su molti temi all’Ue. In una lettera l’inquilina di Downing Street ha chiesto alle parti di porre fine alle ostilità, in nome della «riconciliazione nazionale» e di andare avanti.
Perché la Brexit, a suo giudizio, aprirà «un nuovo capitolo della Storia nazionale». Superati iter burocratici e trattative, finalmente l’esecutivo potrà «riprendere il controllo del vostro denaro, delle leggi e dei confini» e tornare a occuparsi pienamente dei problemi quotidiani, come «economia, sanità, ingiustizie sociali», scrive la May.
Il voto parlamentare arriverà nella prima metà di dicembre, probabilmente il 10 o l’11 del mese, a ridosso del prossimo Consiglio europeo. «Se la gente pensa si possa ancora negoziare si sbaglia. Senza approvazione dell’aula «nessun piano B», spiega il primo ministro irlandese Leo Varadkar.
Qualora la May venga messa in minoranza dal suo stesso partito, sarebbe la fine del suo esecutivo e si andrebbe nuovamente a concretizzare l’ipotesi del no deal, l’uscita drastica che potrebbe mettere nel caos mercati, economia, valuta e futuro della circolazione di persone e merci, in particolare europei.
Raisa Ambros
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