Brexit, May implora i Tory: restare uniti, storia ci giudicherà

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Per il console generale d’Italia a Londra, Marco Villani, nonostante problemi e preoccupazioni i concittadini che arrivano sono sempre più di quelli che tornano

Theresa May lancia un accorato appello scrivendo per lettera a tutti i 317 deputati del gruppo conservatore (Tory), dopo essere stata messa per l’ennesima volta in minoranza giovedì scorso a Westminster, implorandoli di non tradire il popolo espressosi nel referendum del 2016 in favore della Brexit: il partito deve restare unito, «andare oltre ciò che ci divide», sacrificare «le preferenze personali» perché «la storia ci giudicherà». Giovedì 14 febbraio, infatti, la May ha nuovamente incassato una dura sconfitta, bocciata sulla strategia per l’uscita dall’Unione europea, dopo che già l’intesa negoziata con Bruxelles era stata respinta a gennaio.

La premier ha annunciato che la prossima settimana tornerà nella capitale belga per nuovi colloqui con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e ha spiegato di voler di nuovo parlare coi leader dei singoli Paesi membri. Al centro, ancora, la ricerca di un compromesso, in particolare sul backstop per la frontiera irlandese, con cui superare l’impasse. A 40 giorni dalla data del divorzio – salvo rinvii al momento non richiesti – per il 29 marzo, May si è rivolta con accenti alla Churchill ai Tory di Londra, ma anche ai 10 alleati unionisti nordirlandesi del Dup, stampella vitale d’una maggioranza tanto risicata quanto inaffidabile: «La storia ci giudicherà tutti per la parte che abbiamo avuto in questo processo».

Secondo la leader conservatrice, «un Paese con la nostra innata forza, invidiabili risorse, enorme talento, può affrontare il futuro con la fiducia che i nostri migliori giorni sono davanti a noi. Ma ora siamo a un momento cruciale». Ha spiegato ai deputati di non dubitare che «tutti siano motivati dal desiderio comune di fare il meglio per il Paese, anche se dissentiamo sui mezzi per farlo». Ma, ha proseguito, «credo che fallire nel trovare il compromesso necessario per ottenere e portare oltre il Parlamento un accordo sul ritiro che attui il risultato del referendum deluderà la gente che ci ha inviati a rappresentarla e metta a rischio il luminoso futuro che tutti meritano». May ha messo poi in guardia, nel suo appello, sui rischi dello stop alla Brexit, ma anche del no deal, «per l’economia, per la vita quotidiana delle persone, danneggiando l’occupazione in patria e nell’Unione europea» e risolvere l’attuale situazione di stallo.

Attesa e preoccupazione, gli stessi sentimenti che accompagnano in queste settimane gli italiani che da tempo risiedono nel Paese di Sua Maestà e che temono, dopo il 29 marzo, di passare da benvenuti a corpi quasi estranei. Per questo cresce la richiesta di informazioni (Eurocomunicazione sta cercando di spiegare da qualche settimana, nei singoli settori, quali saranno i cambiamenti, vedi gli ultimi articoli a proposito, ndr) per come affrontare il cambiamento senza subire particolari contraccolpi, fatto che vede il Consolato italiano (nella immagine) impegnato in prima linea a un super al lavoro per facilitare l’accesso ai servizi richiesti dai connazionali.

«Le autorità britanniche ci hanno assicurato e continuano ad assicurarci che non ci sarà un cambiamento per quanto riguarda i diritti dei cittadini, anche se ci fosse un’uscita dall’Unione europea senza accordo – ha spiegato all’Agenzia di stampa Adnkronos il console generale d’Italia a Londra, Marco Villani – naturalmente noi abbiamo costanti contatti con loro sia per monitorare la situazione, sia per accertarci che siano rispettati i diritti dei cittadini italiani ed europei, oltre a fare un’azione per così dire preventiva cercando, cioè, di dare più informazioni possibili ai nostri concittadini in modo che arrivino preparati all’appuntamento del 29 marzo e siano in grado di gestire il post».

                         Marco Villani

«La priorità per noi è la tutela degli interessi degli italiani, sia dei singoli sia delle imprese per cui da un lato ci prepariamo a mantenere la soglia di attenzione perchè questi diritti siano rispettati – osserva il Console – dall’altro cerchiamo di lavorare per garantire a tutti l’accesso ai vari servizi che eroghiamo, che sono i più diversificati anche in ragione di questo particolare momento storico». In particolare, si aggiunge, «abbiamo rafforzato la presenza del personale con l’assunzione di una decina di persone, abbiamo aggiornato la piattaforma informatica del call center quadruplicando le linee telefoniche e avviato la possibilità di prenotare on line gli appuntamenti per i servizi».

«Questo combinato disposto in qualche modo ci dà la possibilità di riequilibrare domanda e offerta perchè» – ricorda Villani – «se gli italiani iscritti all’anagrafe sono 330 mila in realtà quelli presenti in UK sono più del doppio e Londra è l’unico Consolato generale che può gestire questa presenza oltre a essere il primo Consolato generale della rete diplomatica italiana nel mondo per numero di italiani presenti e numero di documenti rilasciati». Perciò «in questa prospettiva lavoriamo per mantenere alto lo standard delle prestazioni anche in funzione di quello che sarà il dopo Brexit».

Tra un mese e mezzo, il 29 marzo, con o senza accordo la Gran Bretagna potrebbe uscire dall’Unione europea, con tutto quello che ne consegue. Eppure c’è un dato in controtendenza: nonostante la Brexit, «la tendenza degli arrivi è costante, anzi, a gennaio il numero delle registrazioni all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, è cresciuto. Ci sono molti studenti che continuano a venire in Gran Bretagna perché il sistema scolastico britannico è apprezzato dai nostri connazionali. E poi i professionisti che continuano a credere nel Regno Unito come un Paese di opportunità per il lavoro. È chiaro che, in questo clima di attesa e preoccupazione, ci sono anche italiani hanno scelto di rientrare nel Belpaese – conclude il console – ma rispetto a coloro che arrivano il saldo resta positivo a favore di questi ultimi».

 

Angie Hughes

Foto © The Independent, SkyNews, londraitalia.com, Il Denaro

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Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

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