8 marzo 2020: nasce il manifesto DonneUnite

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Nella giornata internazionale dedicata all’altra metà del cielo le proposte di Amsi, Co-mai, UMEM, UXU, NFD e delle più di mille associazioni, comunità e confederazioni

È stata scelta la Giornata internazionale della donna 8 marzo 2020 per lanciare il Manifesto DonneUnite, aggiornato ad oggi con le proposte di Amsi, Co-mai, UMEM, UXU, NFD e quelle giunte da associazioni, comunità e confederazioni italiane e di origine straniera che hanno aderito in più di 1.000. Il Manifesto è volto a concettualizzare alcuni aspetti ritenuti dai coordinatori di rilevante importanza nell’attuale momento storico, in cui il ruolo della donna risulta ancora ad alto rischio e affrontato diversamente a seconda dei Paesi, delle loro culture e religioni.

I coordinatori del Manifesto sono il professor Foad Aodi, fondatore dell’Amsi, Co-mai e del Movimento Uniti per Unire e membro del Registro Esperti Fnomceo; l’artista Dea, l’avvocato Federica Federici che spesso si é occupata di tematiche relative ai diritti umani, in particolare dei cosiddetti soggetti vulnerabili anche in relazione ai media e ai social, l’antropologa culturale e giornalista Tiziana Ciavardini, esperta della condizione delle donne in Medio Oriente e il dottor Andrea Pandolfi, ricercatore presso l’Università di Roma Tre. Il Manifesto nasce a seguito dell’evento “Diritti delle Donne Calpestati” svoltosi a Roma lo scorso 27 febbraio presso Snodo Mandrione.

Foad Aodi ha dichiarato: «Auspichiamo che il messaggio del nostro manifesto contro la violenza sulle donne possa continuare tutti i giorni e non solo l’8 marzo, stimolando le donne a denunciare e a non sentirsi sole, vittime due volte per paura di denunciare, non protette e non convinte ad assicurare il colpevole alla giustizia, per questo abbiamo pensato ad un manifesto che coinvolga tutte le nostre associazioni, in quanto il tema della violenza contro le donne è un filo conduttore che lega tutte le nostre attivitá».

Esistono numeri e statistiche secondo una ricerca e analisi fatta da Amsi, Co-mai, UMEM e Uniti per Unire che sono impressionanti, scandalosi, ma che rendono l’idea della gravità e dell’urgenza della situazione. Non bisogna dimenticare inoltre che dietro a questi numeri ci sono storie vere. Si stima che il 40% delle donne abbia subìto violenza il 75% hanno paura di denunciare per salvare il matrimonio, i figli e per paura di non essere protette, nel 45% dei casi di omicidi di donne, il colpevole è il partner. Gravidanze indesiderate, aborti e malattie sessualmente trasmissibili sono solo alcune delle altre conseguenze della violenza sessuale che subiscono il 95% delle donne immigrate nel loro tragitto di immigrazione irregolare tramite i viaggi della speranza per completare la nostra ricerca e non parlare solo di violenza sulle donne “regolari” dimenticando quelle dell’immigrazione irregolare e invisibile che tutti i giorni pagano un prezzo alto di sofferenza per la loro libertà.

Le bambine sposate con un uomo della loro età o più grande, ammontano a 25 milioni circa. In alcuni Paesi le donne non hanno diritto all’istruzione, alla scelta dell’abbigliamento e ancora è in vigore il diritto d’onore. Di queste ingiustizie e violenze contro le donne, pagano il prezzo più alto i bambini: il 60% dei figli di genitori separati manifestano disagio, problematiche psicologiche e psichiche, crisi di identità, insicurezza, infelicità. Spesso sono divisi, non sanno se dovranno seguire il papà o la mamma, il compagno della madre o la compagna del padre.

Il manifesto DonneUnite riconosce i punti siglati nella Convezione di Istanbul proposta dal Consiglio d’Europa contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 7 aprile 2011 e aperta alla firma l’11 maggio 2011 a Istanbul (Turchia).

  1. Tutelare la figura della donna in tutti gli ambiti e ostacolare ogni interpretazione che leda la figura, la libertà e la salute delle donne e che non abbia alcun fondamento scientifico, culturale e religioso;
  2. Protezione delle vittime di violenza, dei minori e dei loro familiari;
  3. Prevenzione del linguaggio d’odio nel racconto della violenza di genere attraverso una corretta informazione e formazione;

 

  1. Sostegno alle donne nella risoluzione dei conflitti familiari non solo nella giurisdizione italiana; difesa e garanzia di sicurezza per tutte le donne sui posti di lavoro.
  2. Potenziamento dei centri d’ascolto per donne ed uomini nelle Istituzioni e creazione di presidi e sportelli volti ad ascoltare, tracciare, analizzare, proporre e monitorare i casi.
  3. Organizzazione di team da portare all’interno delle scuole per promuovere la conoscenza della condizione della donna in Italia e all’estero;
  4. Creazione di un centro relazione aiuto a sostegno delle donne in difficoltá WBW (why be woman);
  5. Creazione di un tavolo di lavoro con esperti del settore per aprire un dibattito sulle criticità relative alla violenza sulla donna coinvolgendo Avvocatura, Autorità Giudiziaria, Media, Magistratura e Professionisti della Sanità;
  6. Ideazione di una giornata dedicata alle donne di ogni appartenenza religiosa;
  7. Organizzazione di corsi di formazione (seminari, conferenze, workshop, convegni).

 

Regina Žukauskienė

Foto © DonneUnite

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