Tra i settori più colpiti, ristorazione, alberghi, trasporti, tempo libero. Previsto un calo del Pil di circa il 3%, crescono solo comparti rimasti aperti, quelli strategici ed essenziali
Il protrarsi delle chiusure di negozi, alberghi, servizi vari, professioni, trasporti insomma le attività produttive del terziario che ogni giorno milioni di italiani erano abituati a frequentare, determinerà una gravissima crisi economica. È quanto dice la nota emessa oggi da Confcommercio. Se in un primo tempo si era fatta l’ipotesi ottimistica che la “riapertura dell’Italia“ con il ritorno ad una situazione normale entro giugno avrebbe comportato la perdita di 1 punto di Pil e di 18 miliardi di consumi, con il protrarsi della pandemia, si fa ora più realistica l’ipotesi della riapertura del Belpaese solo all’inizio di ottobre. Secondo Confcommercio questo porterà ad una riduzione dei consumi di oltre 52 miliardi di euro e un calo del Pil di circa il 3%.
L’Ufficio Studi di Confcommercio ha stilato un elenco dei principali settori di consumi che saranno più colpiti che sono: gli alberghi e i ristoranti con -23,4 miliardi, i trasporti e acquisto auto con – 16,5 miliardi, cultura e tempo libero con -8,2 miliardi, abbigliamento con -6,6 miliardi, mobili elettrodomestici e cura della casa con -4.110 miliardi, beni e servizi vari con -7.868 miliardi. Ci sono però dei settori strategici essenziali, rimasti aperti che si stanno avvantagiando di questa situazione come alimentari, bevande e tabacchi +10.541, elettricità acqua gas combustibili +2.453, la sanità con +1.421, il settore comunicazioni +243.
È evidente, conclude l’Ufficio Studi di Confcommercio, che tutte le misure annunciate dalla Bce per evitare che dal settore reale la crisi si sposti a quello finanziario, così come i diversi interventi progettati a livello internazionale per assicurare un movimento ordinato del rendimento dei titoli sovrani dei diversi Paesi, non potranno evitare la recessione ma ne mitigheranno l’impatto favorendo le condizioni di ripresa una volta superata l’emergenza sanitaria.
C’è poi Luigi Merlo, presidente nazionale di Conftrasporto aderente a Confcommercio che oggi lancia un allarme sull’emergenza coronavirus, riguardo il settore marittimo dei trasporti e della logistica avvertendo che lo sportello unico doganale e dei controlli non è mai partito nonostante basti un solo atto per farlo salpare. «La piattaforma logistica nazionale» – dichiara Merlo – «costata allo Stato decine di milioni di euro non è mai decollata e va totalmente ripensata. Se fosse stata in funzione oggi sarebbe un supporto utilissimo. Con la ripresa dei traffici dell’oriente con industrie e magazzini chiusi rischiamo porti intasati per mesi e spazi insufficienti. Diversi operatori erogano servizi in perdita, rischiamo, una volta finita l’emergenza di non aver più collegamenti marittimi con le isole». Merlo auspica che vi sia ora il ripensamento presso il ministero delle Infrastrutture del settore della logistica depotenziato in questi anni in alcune direzioni che oggi si dimostrano essenziali per il funzionamento del Paese.
È auspicabile che per i milioni di lavoratori rimasti oggi senza alcun sostentamento economico, il governo adotti da subito sostegni con elargizioni, nel frattempo è necessario che si pensi sin da ora a una task force composta da politici ma anche dai rappresentanti dei vari settori e sindacali per far ripartire seriamente l’Italia.
Giancarlo Cocco
Foto © Frigoré, SHD Logistics, Transportation Llc