Viaggio alla scoperta della simbologia degli elementi che compongono l’Europa

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“Unità nella diversità” il motto europeo che ricorda il rispetto e la fratellanza tra i popoli che ne fanno parte

Il 17 marzo del 1861, nella solenne giornata di proclamazione dell’Unità d’Italia, presso il primo Parlamento nazionale non più solo piemontese, rimase celebre la frase attribuita all’intervento in aula di Massimo d’Azeglio:Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”. Una citazione che si può applicare benissimo anche alla nascita dell’Unione europea.

Non bastano, infatti, solo gli accordi tra Stati, iniziative economiche, conferenze e quant’altro per affermare la nascita di una unione così complessa come quella europea dove ogni nazione partecipante è il frutto di secoli e secoli di storia, di cultura di tradizioni che non possono e non debbono essere sradicati nella coscienza dei popoli.

Ciò che può unire allora i popoli di una così variegata entità sovranazionale sono ancora una volta i simboli, il linguaggio più semplice, ma più penetrante, che esalta la propria apparenza ad un progetto comune che, altrimenti, sarebbe troppo labile per potersi identificare. Così l’Europa, pur nelle sue variegate realtà, ha saputo dare ai suoi cittadini, dei simboli in cui tutti si possono riconoscere, dal Portogallo ai Paesi Baltici.

La bandiera

Il primo simbolo che ci viene alla mente è certamente la bandiera che racchiude nel suo disegno e nel suo colore l’identità e l’unità di un’intera assemblea di popoli del Vecchio Continente. È formata da un cerchio composto di dodici stelle dorate che rappresentano gli ideali di solidarietà e di unità che compongono l’unione poste su di un fondo blu.

La sua storia inizia agli albori del nascente Consiglio d’Europanel 1955, riscuotendo subito un grande successo, tanto da venire esposta in maniera sempre più numerosa in varie manifestazioni pubbliche a sottolineare la loro nuova apparenza ad un disegno politico più grande che coinvolgerà, in pochi decenni, tutto il nostro Continente. Ma sarà nel 1983 che il Parlamento europeo delibererà questa bandiera come simbolo di tutte le nazioni dell’Unione con l’obbligo, due anni dopo, nel 1985, di esporla insieme alle proprie bandiere nazionali.

L’inno europeo

Non può certo mancare l’inno per completare l’appartenenza a una nazione e in questo caso all’Unione. Il pezzo musicale prescelto dal Consiglio d’Europa nel 1972 è la famosa Nona sinfonia composta da Ludwig van Beethoven ispirandosi al celebre “Inno alla gioia” scritto nel 1785 dal poeta tedesco Friedrich von Schiller per esprimere la fratellanza tra i popoli, in una visone ben condivisa dallo stesso Beethoven.

Sarà però nel 1985, come per la bandiera, che verrà ufficialmente adottato da tutti gli Stati membri come inno della Comunità europea, ovviamente non togliendo nulla agli inni nazionali perché viene suonato solo nelle cerimonie ufficiali o eventi speciali alla presenza di rappresentanti europei.

Una curiosità, l’inno è solo musicale, senza il testo di Schiller a cui fu ispirato, perché la musica è un linguaggio universale e in questo modo si possono esprimere meglio i valori di libertà, di pace e di solidarietà perseguiti dall’Unione europea senza doverli limitare in un testo.

La Festa dell’Europa

Come ogni realtà sociale, religiosa e politica anche l’Europa ha la sua festa che ricorre ogni 9 maggio. In questo giorno tutte le maggiori istituzione della Ue a Bruxelles e a Strasburgo aprono le loro porte al grande pubblico, non solo per le visite guidate in questi palazzi, ma anche per partecipare a dibattitti, conferenze, concerti e tanti altri eventi per tutti i cittadini europei per celebrare la ricorrenza e comprendere meglio la realtà a cui ognuno partecipa insieme ad altre nazioni.

Ma perché è stato scelto proprio il 9 maggio per celebrare l’Europa?

Quel giorno di settant’anni fa, era il 1950, a Parigi l’allora ministro degli esteri francese e futuro padre dell’Europa, Robert Schumann, espose davanti ad una platea internazionale un progetto considerato allora visionario; una nuova forma di cooperazione economica e politica tra le nazioni europee tale da disinnescare qualsiasi velleità di guerra in un futuro.

Non dimentichiamo che la Seconda guerra mondiale era appena finita cinque anni prima con tutte le ferite e le tragedie che questo aveva comportato per l’intero Continente e per il mondo intero. L’idea era inizialmente mettere in comune la produzione e la commercializzazione di due prodotti allora fondamentale per la ricostruzione: l’acciaio e il carbone.

Era nato l’embrione di ciò che diventerà decenni dopo l’Unione europea tanto che appena l’anno successivo, nel 1951, si dava vita a un Trattato che vedeva impegnati in questo primo progetto l’Italia, la Francia, la Germania, i Paesi Bassi (comunemente chiamata Olanda), il Belgio e il Lussemburgo.

Il sogno di Schumann divenne realtà e ormai due intergenerazioni, grazie a questa unione, non conoscono gli orrori della guerra. In conclusione ricordiamo che anche l’Europa ha anche un suo motto per identificare in tre parole i suoi ideali. Il motto recita: “Unità nella diversità” usato per la prima volta nel 2000. Un frase che indica come il Continente è ormai avviato a favore della pace e della prosperità, conservando però la ricchezza delle diverse culture, tradizioni e lingue delle nazioni che la compongono.

 

Gianfranco Cannarozzo

Foto © Wikipedia, Pixabay, Valsesianotizie.it

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Gianfranco Cannarozzo
Lettore appassionato si avvicina al mondo del giornalismo mentre lavora presso uno studio legale che si occupa di ADR (Alternative dispute resolution). Nei suoi pezzi ama parlare di varie tematiche spaziando dall'attualità alla storia, alla politica.

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