Donne e lavoro. Lagarde: «Italia fra i peggiori dell’Unione europea»

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Il direttore del Fondo monetario internazionale esorta il nostro Paese a un «cambiamento di rotta»

«Il vostro è uno dei Paesi della zona euro che incoraggiano meno la partecipazione delle donne al mercato del lavoro». A parlare è  Christine Lagarde che, dalle pagine del Corriere della Sera, ammonisce l’Italia per il suo ritardo in merito all’occupazione femminile. Del resto le statistiche parlano chiaro: il nostro Paese è al terz’ultimo posto in Europa per quanto riguarda il livello di occupazione delle donne. Se poi si allarga lo sguardo all’area Ocse, le cose non vanno certo meglio: anche in quel caso ci troviamo infatti a occupare gli ultimi posti, accanto a Paesi quali la Corea e il Senegal.

Appare evidente da queste cifre come la questione sollevata dal direttore generale del Fondo monetario internazionale sia più che mai urgente per il nostro Paese. A corredo di questi dati, ci sono poi quelli relativi al divario retributivo di genere, ovvero la differenza media tra lo stipendio orario di un uomo rispetto a quello di una donna. Dati niente affatto confortanti per ciò che riguarda l’Europa, dove nel 2012 si è registrato un divario del 16,4%. E anche se l’Italia sembrerebbe dare, su questo fronte, segnali positivi, con un 6,7% che la colloca fra i divari più bassi dell’Ue, bisogna tuttavia considerare che il dato in questione risente di alcuni importanti fattori. In primo luogo lo scarto esistente nel nostro Paese fra le lavoratrici meno istruite e quelle invece con un livello di istruzione più elevato, e poi il forte impatto della recessione economica che ha colpito in maggior misura settori che si avvalgono di lavoratori prevalentemente di sesso maschile. In considerazione di questi elementi, dunque, non si può certo negare come la situazione dell’occupazione femminile in Italia sia da considerarsi «stagnate», per tornare alla definizione di Lagarde.

«Un cambiamento di rotta – ha dichiarato il direttore del Fmi al Corriere – potrebbe avere effetti benefici sulla produzione di reddito aggiuntivo e, quindi, sull’uscita da un periodo di stagnazione». Lagarde ha poi fornito alcuni spunti, puntando l’attenzione su alcuni Paesi che stanno facendo fronte al problema dell’occupazione femminile con delle misure precise, come il Giappone, dove, ha spiegato, «il premier Abe ha già cambiato rotta, ha capito che creando una rete di centri per la cura dell’infanzia può aiutare le donne nipponiche a entrare nel mercato del lavoro, dando una spinta a un’economia che viene da anni molto difficili». Un altro esempio da seguire viene dall’Olanda, «un Paese che ha avuto molto successo in questo campo e ha dato la possibilità di creare lavori flessibili part time senza alcuna restrizione. Anche la Corea si sta muovendo in questa direzione».
Molti spunti dai quali poter partire, dunque, per avviare una profonda riflessione sul tema e mettere finalmente in atto un doveroso «cambiamento di rotta».

Valentina Ferraro

Foto © European Community, 2014

 

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

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