Pappano dirige alla presenza di Napolitano e Barroso

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Napolitano e Barroso © Riccardo Musacchio

S. Cecilia per Amnesty International

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso insieme all’Auditorium Parco della Musica, per il primo di una serie di tre  concerti che l’Accademia di S. Cecilia ha voluto dedicare ad Amnesty International ed al suo impegno costante in favore dei diritti umani.

E’ successo domenica scorsa, un giorno importante durante il quale la Capitale ha assistito alla canonizzazione di due Papi, un giorno dedicato alla pace ed alla fratellanza fra gli uomini in un momento in cui pericolosi venti di guerra si agitano ai confini dell’Europa, resuscitando spettri che credevamo estinti.

A partire dal 1961, anno della fondazione avvenuta ad opera dell’avvocato inglese Peter Benenson,  Amnesty ha contribuito alla liberazione di oltre 50.000 prigionieri ingiustamente detenuti in tutto il mondo.

Impegno particolare di Amnesty International Italia, che nel 2015 celebrerà i 40 anni dalla sua nascita, quello di restituire condizioni detentive dignitose a coloro i quali sono costretti a subire il malfunzionamento del nostro sistema carcerario.

Peculiare il programma ideato per l’occasione dal direttore musicale Antonio Pappano, grande sostenitore di Amnesty, una meditazione sui temi della prigionia e della libertà attraverso un percorso svolto senza soluzione di continuità, dalla scena del carcere tratta dal Fidelio, attraverso Il prigioniero di Dallapiccola fino agli ultimi due movimenti della Nona Sinfonia di Beethoven. L’accostamento fra il compositore istriano e quello tedesco non è peregrino. Entrambi sono infatti spinti da una tensione etica e comunicativa imprescindibile, che fornisce alla loro ricerca un respiro europeo.

Tormentata la composizione del Prigioniero, la cui partitura viene elaborata durante il secondo conflitto mondiale e conclusa solo nel 1948. Dietro la vicenda dell’uomo imprigionato ingiustamente per motivazioni oscure, illuso da una promessa di libertà ed infine giustiziato, si annidano le esperienze personali dell’autore stesso, ma anche un monito per l’intera umanità. Come di consueto ricca di pathos l’esecuzione offerta da Pappano. Nelle sue mani Il prigioniero perde certe asperità novecentesche per acquistare una patina decadente e tardoromantica. Ugualmente elettrizzante il suo Beethoven, di grande effetto sul pubblico presente in sala.

Riccardo Cenci

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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