Cristiana moglie di islamico icona nuovi martiri Chiesa

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Cronaca della giornata di Papa Francesco a San Bartolomeo all’Isola Tiberina per ricordare i tanti trucidati per la fede e l’umanità. La storia della donna e le lacrime del marito

All’Isola Tiberina, quasi di fronte a San Bartolomeo, il fondatore e il presidente della comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo, hanno accolto il Pontefice in visita quest’oggi nella zona. “Benvenuto Papa Francesco”, “Pace in tutte le terre”, “I martiri ci uniscono” alcune delle frasi sugli striscioni, mentre una discreta folla ha accolto il Santo Padre, non solo romani ma anche molti turisti, tra cui alcuni che dalla tarda mattinata hanno conquistato un posto dietro alle transenne più vicine al percorso papale.

La prima sosta del Papa è stata di fronte al gruppo di bambini delle “Scuole dalla pace” di Sant’Egidio, alcuni dei quali gli hanno regalato dei disegni. Tra la folla anche una delegazione di rom (nella chiesa è ricordato anche Zefirino, il primo santo del popolo rom). La chiesa romana di San Bartolomeo all’Isola è affidata alla Comunità di Sant’Egidio e dedicata alla memoria dei martiri, – di cui all’interno della chiesa sono custoditi ricordi e reliquie – dai tempi di Giovanni Paolo II.

Il Papa ha ascoltato le testimonianze di parenti di tre fra i tanti testimoni della fede, di cui si conserva la memoria nella chiesa dell’Isola Tiberina: Karl Schneider, figlio di Paul, pastore della Chiesa Riformata, ucciso nel 1939 nel campo di Buchenwald perché aveva definito gli obiettivi del nazismo al potere «inconciliabili con le parole della Bibbia»; Roselyne, sorella di padre Jacques Hamel, assassinato a Rouen, in Francia, lo scorso 26 luglio alla fine della messa, da due terroristi islamici; e Francisco Hernandez Guevara, amico di William Quijano, un giovane di Sant’Egidio in Salvador, che venne ucciso nel settembre del 2009 perché, con le “Scuole della Pace” della Comunità, offriva agli adolescenti del quartiere in cui viveva un’alternativa alle Maras, le bande giovanili che seminano il terrore nel Paese dell’America Centrale.

Papa Francesco, dopo la sua omelia, ha reso omaggio alle sei cappelle laterali della basilica che conservano le reliquie dei martiri di Europa, Africa, America, Asia, del comunismo e del nazismo. Nel corso della liturgia sono state accese alcune candele per accompagnare ogni preghiera che è stata pronunciata in memoria dei testimoni della fede del XX Secolo fino ai giorni nostri, dagli armeni e gli altri cristiani delle Chiese vittime dei massacri compiuti durante la Prima Guerra Mondiale ai martiri della pace e del dialogo, come i monaci trappisti di Notre Dame de l’Atlas in Algeria e don Andrea Santoro in Turchia, da chi è stato ucciso dalla mafia, come don Pino Puglisi, fino ai tanti missionari che hanno dato, nel mondo, la loro vita per il Vangelo.

Un ricordo che ha attraversato tutti i continenti accomunando nomi più conosciuti, come l’arcivescovo di San Salvador, Oscar Arnulfo Romero, insieme a tanti altri meno noti. Si è pregato anche per i vescovi ortodossi Mar Gregorios Ibrahim, Paul Yazigi, sequestrati in Siria proprio 4 anni fa, e per il gesuita italiano padre Paolo Dall’Oglio, del quale pure non si hanno notizie. Alla fine della preghiera, Papa Francesco ha incontrato, nei locali accanto alla basilica, un gruppo di profughi giunti in Italia con i corridoi umanitari, insieme a donne vittime della tratta e ad alcuni minori non accompagnati.

Tra questi un uomo che il Santo Padre ha incontrato a Lesbo, trentenne, con tre bambini, che spiegò al Papa di essere musulmano, ma di cui la moglie era cristiana. Nel loro Paese arrivarono i terroristi, chiesero la fede, e vedendo la donna con il crocifisso, le chiesero di buttarlo. Lei non lo fece, e la sgozzarono davanti agli occhi del marito. La storia di questa coppia mista che si amava teneramente e di questo marito che non riesce a odiare i terroristi, era già stata raccontata da papa Bergoglio dopo il suo viaggio a Lesbo, ma consegnarla come icona alla chiesa dei “nuovi martiri” è un passo grande, e dice tanto.

Nella chiesa in braccio al Tevere si era svolto molto del paziente lavoro di raccolta di documenti e testimonianze12.000 file – messi insieme sotto la guida dello storico e fondatore della Comunità, Andrea Riccardi, per documentare, e quindi ricomprendere, la storia del martirio contemporaneo. Un pomeriggio di preghiera, quello del Pontefice a San Bartolomeo, con molti simboli, alcuni gesti belli e non troppe parole, che si colloca a pochi giorni dal viaggio di Francesco in Egitto, dove pure il tema del sangue come prezzo pagato all’odio, pagato da cristiani di tutte le confessioni, e da uomini di ogni credo, sarà centrale e significativo.

 

Fiasha Van Dijk

Foto © Sant’Egidio, In Terris
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Fiasha Van Dijk
Fondamentalmente apolide, proveniente solo "per caso" dai Paesi Bassi, figlia di immigrati di due continenti diversi da quello in cui vivo, spero di portare i resoconti dei pregi delle politiche dell'integrazione, della salute e della medicina dal resto d'Europa...

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