Nessuna abolizione delle nozze omosessuali in Romania

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Referendum Romania

Non è stato raggiunto il quorum del 30%; nei due giorni di tornata elettorale appena il 20,41% dei cittadini hanno votato per ridefinire la famiglia

Fallisce il referendum del 6 e 7 ottobre in Romania, mirato alla modifica dell’articolo 48 della Costituzione in modo da stabilire un divieto netto alle nozze tra persone dello stesso sesso, o meglio a sancire come l’istituzione matrimoniale fosse esclusivamente tra uomo e donna. Solo 3.731.704 rumeni si sono recati alle urne, poco più del 20,4% degli aventi diritto. Non abbastanza per raggiungere il quorum del 30%, superato solo nella contea della Suceava, nella regione storica della Bucovina (30,67%).

Referendum Romania5Il risultato è stato sorprendente, visto che i sondaggi della vigilia davano l’appoggio al sì addirittura al 90% e per il fatto che il quesito referendario fosse promosso dalla Coalizione per la Famiglia, quasi tutte le forze politiche e dalla Chiesa ortodossa, seguita ufficialmente dall’80% della popolazione. Ma che alla fine ha dimostrato di non essere un fattore in grado di spostare il consenso, almeno non in maniera così consistente.

L’altro grande sconfitto è il Governo, già nell’occhio del ciclone per i numerosi casi di corruzione e osservato speciale dell’Unione europea, ora anche passato come omofobo al cospetto dell’opinione pubblica – il referendum è stato approvato con un decreto d’urgenza solo nel mese scorso. Dall’opposizione, L’Unione Salva Romania, partito trasversale guidato da Dan Barna, chiede le dimissioni dell’esecutivo, reo di aver «sprecato 40 milioni di denaro pubblico su una fantasia».

Referendum Romania5La stessa scelta di andare al referendum è stata appoggiata da sette giudici dei nove che compongono la Corte suprema e dai due rami del Parlamento, senza dimenticare che i movimenti per la famiglia hanno raggiunto le firme necessarie a indire la consultazione popolare, ben 3 milioni, senza troppi problemi. Il fronte dell’Est Europa è ancora compatto nell’impedire il matrimonio tra persone dello stesso sesso, esattamente come accade in Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Croazia e Bulgaria – Croazia e Ungheria hanno però un’istituzione alternativa.

Il leader dei socialdemocratici, Liviu Dragnea, aveva acceso i toni pre-referendari parlando di «un momento cruciale per i valori fondamentali», mentre il patriarca ortodosso Daniel aveva esortato i fedeli ad andare in massa alle urne prima che fosse «troppo tardi». Più moderato l’atteggiamento dei liberali, guidati da Ludovic Orban, disposti a lasciare «libertà di coscienza».

Referendum RomaniaOltre all’Unione Salva Romania, l’opposizione è venuta dalla società civile, dalle associazioni Lgbt e da Organizzazioni non governative come MozaiQ, che ha definito senza mezzi termini il referendum una «scorciatoia per trattare in maniera distorta complicati temi sociali ed erodere la democrazia».

Di fatto l’elettorato ha finito per identificare la votazione con il sostegno al Governo e ha disertato i seggi – nel primo dei due giorni l’affluenza è stata poco oltre il 5% – senza sminuire il valore di iniziative come quelle di una libreria che ha offerto sconti nel fine settimana per chi volesse rimanere lì a leggere senza andare a votare. Maggioranza che ha finito con l’attaccare l’opposizione per aver praticato una costante disinformazione.

Referendum Romania5Nella sostanza non cambia però molto. Il matrimonio contratto tra persone dello stesso sesso, come detto, non è ancora legale e la Romania, pur con tutti i progressi riconosciuti anche da Human Rights Watch, è indietro nella parificazione dei diritti tra etero e omosessuali. Solo nel 2000 sono state adottate leggi contro la discriminazione e nel 2006 sono stati introdotti nel codice penale i crimini d’odio in base all’orientamento sessuale. Ma le differenze persistono, basti pensare che agli omosessuali non è ancora consentito donare il sangue.

Il risultato è comunque accolto con favore dalla comunità Lgbt e dalle Ong che si erano schierate per annullare il quesito referendario grazie all’astensione, nonostante il quorum fosse stato abbassato al 30% appena nel 2014 dal governo socialdemocratico di Victor Ponta – tattica che abbiamo visto applicata più e più volte anche in Italia. La loro speranza è che la permanenza di una definizione neutrale di matrimonio, come di un’unione tra coniugi e non tra un uomo e una donna, non ostacoli passi avanti in materia legislativa, anche se come abbiamo visto la strada non sarà facile.

 

Raisa Ambros

Foto © bbc.co.uk, WTOP.com, standard.co.uk, France 24, Euronews

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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