Bagno di applausi a Roma, per il film Havana Kyrie

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Havana Kyrie

Alla Casa del Cinema l’evento speciale. Tra tanti consensi, Franco Nero si racconta, parlando di sè e dei suoi ultimi lavori

Una proiezione da ricordare, alla Casa del Cinema di Roma, per il film Havana Kyrie. Nell’elegante spazio all’aperto, sono stati ricevuti tanti illustri ospiti. Il ministro consigliere dell’ambasciata di Cuba in Italia, Jorge Luis Alfonzo Ramos, nelle veci di S.E. l’ambasciatore Josè Carlos Rodriguez Ruiz, l’attrice e cantante lirica del film Kriemhild Maria Siegel, arrivata apposta da Berlino. Uno dei produttori, Franco Faggiani e sua moglie Cristina, i fratelli di Franco Nero, Rosa e Raffaele con i rispettivi consorti, Sebastiano Somma, Pier Francesco Pingitore e signora, Mita Medici, nel film in veste di doppiatrice, Lino Patruno, la costumista Nicoletta Ercole, le produttrici Tilde Corsi e Marina Cicogna, Elisabetta Montaldo, il regista Louis Nero, Sandrino Aquilani, e la press agent Patrizia Brandimarte con il consorte, il marchese Gregorio Del Gallo. Un evento realizzato in collaborazione con l’associazione Visioni&Illusioni.

Franco NeroNei saluti introduttivi è stato proiettato un video del presidente onorario Giuliano Montaldo, poiché convalescente per motivi di salute, cui si sono alternati Ettore Spagnuolo, presidente dell’Associazione, Francesca Piggianelli responsabile dell’evento e di Romarteventi e Franco Faggiani, nella foto in apertura tra Franco Nero e Kriemhild Maria Siegel. Faggiani ha pubblicamente ringraziato l’attore per aver avuto la grande opportunità di lavorare insieme a lui, poiché “la sua è una carriera che parla da sola”. Applausi a non finire, al termine della pellicola, e l’evidente contentezza dell’attore attorniato dai tanti ospiti e i meritati consensi.

Il cast

Insieme a Franco Nero, anche Ron Perlman, Jorge Perugorria, Jacqueline Arenal, Andros Perugorria, Kriemhild Maria Siegel e altri nomi importanti del panorama cinematografico cubano. Tra gli italiani, partecipano anche Riccardo Mei, Caterina Boccardi, Nicola Anselmi, Luca Lionello e Federico Pacifici. Già vincitore di numerosi premi e riconoscimenti nel 2020, ci sembra opportuno elencarne la maggioranza poiché questa pellicola vuole anche celebrare il 150° anniversario della morte di Gioachino Rossini, avvenuto nel 2018.

I premi

Miglior film alla II edizione del Festival del Cinema Indipendente di Chicago e alla IV edizione dello Short Long Festival Corrientes in Argentina, miglior attore al Festival del cinema e della televisione di Stoccolma, miglior attore e regia all’Independent Film festival di Montreal di settembre, menzione d’onore al New Wave Film Festival di Monaco di Baviera. Finalista al New York Movie Award e New York International Film Award, nonché a Craiova, in Romania, al festival del Cinema dell’Europa Orientale; selezionato al Festival dei Registi Indipendenti di Barcellona e al Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano, insieme a “Martin Eden” di Pietro Marcello e “Citizen Rosi” di Didi Gnocchi e Carolina Rosi. In Italia miglior film straniero al Festival del Cinema di Salerno, miglior attore al Terra di Siena International Film Festival, nonché alla I edizione del Matera Film festival; miglior attore e menzione speciale alla regia, per la IV edizione del Film Festival Internazionale dei Castelli Romani.

Nel 2021 miglior film al Portoviejo Film Festival e Festival del Cinema Indipendente di San Antonio, entrambi in Ecuador. Si aggiungono in questo anno i riconoscimenti per altri attori del cast. La pellicola, prodotta da Gabriel Beristain e lo stesso Franco Nero, vede la sceneggiatura di Alfredo Mazzara, la fotografia di Dario Germani e il montaggio di Niccolò Notario, prima produzione italo-cubana, con Vedado Film, Opera Totale e Rtv Commercial, e la produzione esecutiva di Franco Faggiani, Gianluigi Gasperini e Sacha Rodriguez. Inoltre ha visto anche la sua realizzazione possibile grazie alla collaborazione delle Regioni Lazio, Marche e del Mibact, riconoscendolo progetto di interesse culturale.

La trama

Un film toccante, girato a Pesaro, tra il Teatro Rossini, Villa Cattani Stuart e Cuba che narra le vicende di un direttore d’orchestra, Vittorio Arditi De Bellis, dapprima acclamato in tutto il mondo. Durante un concerto, mentre dirige la Cenerentola di Rossini, lascia il podio all’improvviso. Una carriera che inevitabilmente vacilla, e per cercare di rialzarsi gli viene proposto di sostituire a L’Avana, il precedente direttore di un coro multietnico di bambini, La Colmenida, nella direzione del Kyrie Eleison di Rossini, (da qui viene il titolo, ndr) per un gemellaggio con la Scala di Milano. Accetta per necessità e perché la musica gli manca da troppo tempo, ammettendo infastidito di “odiare i bambini”, ma poi scoprirà, come un vero e proprio crescendo rossiniano, un susseguirsi e riscoperta di sentimenti, tra la considerazione di tante “voci bianche”, l’incontro con una sua vecchia amica, Hanna Kramer (Kriemhild Maria Siegel), cantante lirica, capace di percepire le sue frustrazioni.

Tra amori passati di L’Avana (Jacqueline Arenal), conosciuti venti anni prima, scopre di avere un figlio, Victor (Andros Perugorria), cresciuto con il pensiero del padre, che diverte il pubblico di un locale, come cabarettista, facendo la sua parodia. Sarà proprio suo figlio, che riuscirà a dare una prospettiva nuova alla sua esistenza, riuscendo anche a recuperare il rapporto con lui, mai iniziato. Una storia carica di umanità che sa accompagnare lo spettatore anche con la stupenda colonna sonora, composta da Danilo Aielli e diretta con l’orchestra del teatro Rossini di Pesaro, tra melodie rossiniane, fil rouge che crea una perfetta sinergia con il ritmo della samba e della rumba, di cui ricordiamo anche il coinvolgente tema finale, dal titolo: Gotas de Vinagre, interpretato dalla cantante cubana, Yulaysi Miranda.

L’intervista

Lasciandoci alle spalle la 78a Mostra del Cinema di Venezia, tra le nuove uscite e le precedenti rimandate, a causa del Covid 19, si torna ad assaporare il sottile desiderio di tornare in sicurezza tra teatri e sale cinematografiche, senza dimenticare i problemi che le annesse categorie stanno affrontando. E così, proprio per omaggiare le emozioni che un artista come Franco Nero sa regalare, e come noi si è trovato a dover fronteggiare i problemi e le attenzioni dovute al Covid 19, siamo riusciti a creare questa intervista. Franco Nero, oltre cinquant’anni di carriera internazionale, sposato con l’affascinante e altrettanto brava Vanessa Redgrave, ci ha parlato di sé, dei suoi ultimi progetti, come lo stesso Havana Kyrie, che doveva uscire proprio lo scorso anno, rimandato a causa delle restrizioni passate e dallo scorso 21 luglio visibile sulla piattaforma Rai Play.

  • Come è nato il progetto di Havana Kyrie?

«In un modo abbastanza buffo perché ero in vacanza a Cuba con uno dei produttori, Franco Faggiani e sua moglie, forse quattro o cinque anni fa, eravamo in un posto vicino a L’Avana, e Franco mi disse: “Sai, sanno che ti trovi qui a Cuba, ti vorrebbero in tv…”. Non ero così propenso poiché ero in vacanza. Successivamente, tramite una sua conoscenza sapemmo che c’era il direttore dell’ICAIC (Centro Nazionale di Cinematografia Cubano) che voleva incontrarmi. Quando ci siamo visti mi disse del desiderio di volermi far girare un film a Cuba. Avevo una storia molto significativa, tra bambini e boxe ma non l’avevamo né in spagnolo né in inglese. Poi parlando con il regista e mio amico, Paolo Consorti, insieme a Franco Faggiani siamo andati a Cuba, a fare dei sopralluoghi, e cominciare a scrivere un inizio di sceneggiatura. E fu scritta una storia; una volta consegnata il budget si rivelò spaventoso, e noi avremmo dovuto finanziarlo fino all’ultimo centesimo».

«La sceneggiatura era stata completata, tornammo a Cuba e venni a sapere che a Mariela Castro, figlia di Raùl, ex presidente cubano, la storia piacque molto, volle conoscermi e così iniziò. La Vedado film, di Gabriel Beristain quando ha saputo che c’ero anch’io ha proposto di mettere il 50%. È stato fatto un accordo, questa è la prima in coproduzione italo-cubana, e non sapevo che tra i duecento Paesi in cui sono molto popolare, c’è anche Cuba. Pensi, mentre ero lì a girare il film, hanno fatto una retrospettiva di una settimana dedicata a tante mie pellicole. Un’idea di una scena significativa del film viene dal grande pianista Arturo Benedetti Michelangeli, che abbandonò la scena a metà di un concerto, provocando grande sgomento nel pubblico. È una pellicola un po’ particolare, che ha già vinto più di dodici festival, tra cui anche in India, a Mubai».

La “scoperta”

«Ci siamo accorti della bellezza di questo film a L’Avana, a dicembre 2019, con una sala di 3000 posti, avendo ricevuto applausi a scena aperta. A febbraio 2020, un’altra proiezione, al Chinese Theatre di Hollywood, all’interno del Los Angeles-Italia Film, Fashion and Art Fest, ha riscosso altrettanto successo. Era pieno di registi, attori, produttori, cui si è unita la dichiarazione di Nick Vallelonga, che ha vinto l’Oscar per Green Book, il quale ha scritto: – “Il film Havana Kyrie è estremamente affascinante e sentimentale, ho pianto svariate volte e il finale è pieno di gioia, un film magnifico e la recitazione di Franco Nero è eccezionalmente bella e poetica, è come se avesse preso tutto dalla sua leggendaria opera artistica, nonché la sua vita straordinaria e l’avesse rovesciata in questo unico personaggio” – insomma un bellissimo apprezzamento».

  • Come si è trovato sul set con un attore del calibro di Ron Perlman (nella foto sopra), che ricordiamo nell’interpretazione per Il nome della rosa?

«È un attore favoloso, pensi che lui è amico di Beristain, è venuto da Los Angeles, a Cuba e ha interpretato il ruolo gratuitamente, poiché voleva assolutamente lavorare con me e poi gli è piaciuta la storia e tutto il resto».

  • Il regista Paolo Consorti (nell’immagine sotto), il direttore della fotografia Dario Germani e tutto lo staff: bene anche con loro?

«Bene con tutti, in particolare con Germani perché è uno in gamba, molto veloce, sempre positivo e con tutti gli attori cubani, sono stati stupendi. La stessa interprete che canta Mozart, Kriemhild Maria Siegel, cantante lirica, la incontrai per caso quattro o cinque o anni fa a Colonia, in Germania, in una serata in cui ero ospite insieme alla sorella di Barack Obama e la vidi cantare, ne rimasi piacevolmente sorpreso e le proposi di poter lavorare con me, per quel ruolo, pur non essendo attrice».

  • Visto che non è la prima volta che interpreta ruoli di personaggi legati alla musica, come ad esempio il giovane Toscanini, cosa rappresentano per lei le sette note?

«Mi permetto di aggiungere che su Youtube è visibile una pellicola della quale sono anche regista: Forever Blues. Sono un maniaco della musica, in particolare del jazz, sono molto amico di Lino Patruno, grande jazzista, l’ho portato con me a New Orleans, dove si tiene il più grande festival di questo genere. Poi mi piace l’opera, provengo da Parma, patria di uno dei teatri come il Regio. Per importanza viene la Scala di Milano e poi il Metropolitan di New York, ma Parma rimane unica. Da ragazzo facevo la comparsa nelle opere, quando avevo 15, 16, 17 anni e ho avuto l’onore di vedere i più grandi cantanti lirici da Carlo Bergonzi a Gloria Devi, Anna Moffo, Renata Tebaldi, Maria Callas, tantissimi, ricordo che il Regio incuteva loro paura, “se ce la facciamo qui a Parma, possiamo andare in tutto il Mondo”, poiché il pubblico parmense è molto critico».

  • Ma per la musica contemporanea ha degli artisti ai quali è particolarmente legato?

«Sono legato alle melodie un po’ sentimentali, tra Frank Sinatra, Perry Como, Tony Bennett. Non amo la musica troppo rumorosa. Tempo fa mio figlio ha realizzato un documentario, la mia canzone preferita è Alleluiah di Leonard Cohen, per me la miglior voce italiana di blues appartiene ad Andrea Mingardi, e contiene questo brano cantato da lui in modo incredibile. Sono legato ai nomi del passato un buon cantautore è Francesco de Gregori, come Gino Paoli anche se preferisco il blues, l’hot jazz e il dixieland. A proposito di Forever Blues lo presentai a Ravenna e il direttore del cinema, dove fu proiettato, mi disse che Riccardo Muti sarebbe venuto a vederlo; mi aveva premesso che spesso non era sua abitudine di trattenersi oltre i 20 minuti. Quella sera lo introdussi e venne il maestro Muti con sua moglie, al termine del film era ancora in sala e, presentandosi, mi disse con enfasi: Non dica che è un piccolo film! Non ho mai visto un film con la musica indirizzata meglio! E se ne andò contento».

  • Sette note e settima arte: quale spessore ricopre una colonna sonora nella riuscita di un film?

crediti fotogr. Riccardo Ghilardi«È molto importante azzeccare la musica giusta in una pellicola. L’unico regista, che è il più grande genio di tutti i tempi è Luis Buñuel, con cui ho avuto la fortuna di lavorare in Tristana, nel 1970. Era l’unico che non inseriva musica nei suoi film; la sua colonna sonora era poter sentire un sottofondo di pianoforte in lontananza, un suono di campane, un abbaiare di cani, era capace di fare questo. Ma rimane un caso perché era un genio. Tornando ad Havana Kyrie il compositore, Danilo Aielli vive a Cuba, lo incontrammo lì e ci propose un pezzo, lo trovammo favoloso, in particolare il motivo che accompagna l’incontro con mio figlio nella scena di fronte al mare, con la tromba in sottofondo, stupenda».

  • Lei viene spesso chiamato nei master class di recitazione, come docente: quali consigli si sente di dare a un giovane che desidera intraprendere la sua professione?

«In genere dico questo: crederci fermamente, non pensare di fare il cinema, la recitazione perché si è belli o si può aspirare di guadagnare tanti soldi. Bisogna crederci, non mollare mai, studiare sempre, perché anch’io dopo 230 film voglio sempre migliorarmi ed essere umili ma determinati. Perciò bisogna fare la cosiddetta gavetta con un iter da seguire, che si dimostra molto importante, perché molti hanno un vero e proprio talento naturale, altri possono costruirlo, che poi può diventare professionismo.

  • Tra il lungo elenco di premi troviamo anche un Globo d’oro alla carriera: che effetto fa riceverlo quando lei è nel pieno del suo lavoro?

«Veramente ho ricevuto tanti premi alla carriera, gli scongiuri vengono spontanei, sembra come se l’avessi conclusa, invece mi ritrovo un tale entusiasmo, che mi sento vivo, voglio stare sul set, quando questo entusiasmo mi abbandonerà, allora smetterò, finché lo avrò andrò avanti. Perciò in genere quando ricevo questi premi affermo che il cinema in particolare, per me è come una grande città, dove vivono persone di diverse etnie e diverso colore; ognuna di queste persone ha la sua casa e i suoi sogni, perché il cinema continuerà ad esistere finché la gente continuerà a sognare. Inoltre esprime la libertà perché nei Paesi dove non c’è libertà non c’è cinema».

«Naturalmente questo lavoro mi ha permesso di girare il Mondo e sempre dalla porta principale, in più di 100 Paesi, ospitato a tavola tra re, regine, principi, principesse, presidenti, governatori, ma anche con gente umile, e cenare o pranzare con gente come pescatori o contadini, è meglio poiché sono più saggi. Aggiungo che negli ultimi 20-30 anni avrò ricevuto circa 500 premi in giro per il Mondo, quindi mi ritengo un privilegiato.

  • Come ha resistito in questo periodo di pandemia da Covid 19?

«Non è stato semplice, intanto ho cercato di lavorare in questo senso; con Consorti abbiamo scritto, un nuovo copione, bellissimo, che si chiama Parsifal, ma in maggioranza l’ha scritto lui, io ho collaborato un po’ con delle idee. Poi mi sono impegnato a fare un video, sia in italiano che in inglese, che ho mandato a Sua Santità, Papa Francesco. Si tratta di un video fatto per Emergency, ed è una preghiera: Il Padre Nostro, realizzato con Kriemhild Maria Siegel. Ho scritto le parole insieme ad Andrea Mingardi e Lorenzo De Luca, musicata dallo stesso Mingardi. Ho ripreso me stesso in Italia e la cantante ha ripreso se stessa in Germania, abbiamo unito poi il materiale ed è venuto un video eccezionale, mi hanno detto che tutti piangono nel vederlo. Mi sono successivamente divertito ad aiutare dei giovani con un cortometraggio, di circa venti minuti e ha già vinto cinque o sei festival nel Mondo. Il titolo di questo corto è Il Suggeritore, ed è la storia di un attore un po’ consumato, che sul palco non ricorda le battute e perciò ha bisogno del suggeritore.

  • Una passione che non l’abbandona mai, che la porta anche a collezionare tanti premi, ma può svelarci i suoi progetti futuri?

«Un’altra pellicola, L’uomo che disegnò Dio, girato a Torino in questi ultimi mesi, con Kevin Spacey, Faye Dunaway, Robert Davi e tra gli attori italiani anche Stefania Rocca e Massimo Ranieri, che mi vede come sceneggiatore, regista per la seconda volta e attore, insieme a tanti altri nomi importanti. Poi seguirà il sequel di Django, dal titolo Django vive ancora, una grossa produzione americana, con un grande sceneggiatore, come John Sayles, diverse volte candidato all’Oscar.  Un altro film da girare a Cuba è Black beans and rice, scritto da Brandon Cole e prodotto da Robert David Port, un film bellissimo che voglio realizzare con mio nipote, e Michael Neeson, figlio di Liam, insomma i bei progetti non mancano».

 

 

Alessandra Broglia

Foto © Riccardo Ghilardi

Video © Eurocomunicazione

 

 

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