Dichiarazione del Commissario per la Cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi
Domani si celebra la giornata umanitaria mondiale 2013. Le notizie provenienti dall’Egitto, dalla Siria e dai tanti, troppi, luoghi di guerra dimenticati rendono ancora più amara questa ricorrenza.
L’Europa, forse una volta tanto capace di prendere un’iniziativa comune e fare pressioni affinché la diplomazia prenda il sopravvento, ha diffuso una dichiarazione tramite la Commissaria europea per la cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi, Kristalina Georgieva.
«Vi chiedo di unirvi a me nel rendere omaggio al coraggio di questi uomini e di queste donne che prestano un’assistenza indispensabile alle vittime di catastrofi naturali e di conflitti in tutto il mondo. Grazie all’impegno quotidiano degli operatori umanitari, milioni di persone possono sopravvivere in condizioni di disagio inimmaginabili e avere la possibilità di sperare in un futuro migliore rispetto al passato.
L’Unione europea nel suo insieme è il principale donatore mondiale di aiuti. Il denaro da solo, però, non basta per distribuire cibo agli affamati, curare i feriti e dare un tetto ai rifugiati: tutto questo è possibile grazie agli operatori umanitari e sono fiera del contributo che diamo per rendere possibile il loro lavoro.
Medici, infermieri, psicologi, ingegneri, addetti alla logistica e ai programmi, responsabili delle informazioni, consulenti in materia di sicurezza e tutti gli altri operatori in campo umanitario aiutano le vittime delle crisi in contesti difficilissimi. Ma spesso sono anche loro delle vittime: i dati preliminari registrati solo quest’anno rivelano che ogni giorno almeno un operatore viene ucciso, ferito o rapito. I rischi sono oggi particolarmente elevati in Afghanistan e Siria, ma il diritto umanitario internazionale viene violato spesso e in modo eclatante in molte altre situazioni di crisi.
Si tratta di episodi che colpiscono non soltanto gli operatori umanitari ma anche le persone che essi vogliono soccorrere. Impedendo a questi operatori di arrivare fino a coloro che hanno bisogno di aiuto si rischia di lasciare migliaia di persone prive di alloggio, cibo, acqua potabile e assistenza sanitaria. Quando le organizzazioni umanitarie sono costrette a lasciare una zona colpita da una catastrofe a causa di gravi problemi di sicurezza, sono le comunità abbandonate a se stesse a pagarne il prezzo.
La capacità della solidarietà europea di portare soccorso alle vittime di crisi e di calamità naturali risente anche delle violenze perpetrate nei confronti degli operatori umanitari. Solo l’anno scorso la Commissione europea ha fornito aiuti di emergenza a oltre 120 milioni di persone in oltre 90 Paesi grazie alla nostra vasta rete di esperti presenti sul campo, che si trovano spesso a lavorare in condizioni pericolose: negli ultimi anni, squadre di esperti umanitari dell’UE sono state temporaneamente evacuate da Bangui (Repubblica centrafricana), Abidjan (Costa d’Avorio), Goma (Repubblica democratica del Congo), Kabul (Afghanistan) e Damasco (Siria). Questo ostacola ulteriormente l’assistenza alle persone bloccate dalle ostilità.
È per questo motivo che, a nome delle vittime e per poter fornire assistenza in modo efficace e in sintonia con la solidarietà dei nostri cittadini, mi appello alle parti in conflitto, ai governi e alle organizzazioni non governative per invitarli a proteggere gli operatori umanitari e a consentire loro di svolgere la loro indispensabile missione: si tratta di una questione di vita o di morte. Il mondo ha bisogno di più rispetto e di più tutela per gli operatori umanitari».
Foto © European Community, 2013